Sono 219 i nuovi casi di coronavirus in Sicilia, il doppio rispetto a ieri (109), su 11.850 tamponi somministrati (ieri 10.891) con un tasso di positività che sale all’1,8%.
Il dato proietta la Sicilia al primo posto tra le regioni italiane per numero di contagiati. Non si registrano decessi.
Il totale dei ricoverati è di 128 pazienti, 20 in terapia intensiva con 2 nuovi ingressi giornalieri.
Sul fronte del contagio nelle singole province Catania torna in testa con 52 casi seguita da Palermo (44), Caltanissetta (38), Ragusa (29), Trapani (21), Agrigento (12), Siracusa (10), Enna (8) e Messina (5).
La curva dell’epidemia di Covid-19 in Italia torna a salire dopo tre mesi ininterrotti, nei quali i casi erano scesi 30 volte, e anche a livello regionale si cominciano a vedere i segni di un aumento, anche se i numeri sono ancora piccoli. Sono 1.394 i positivi al test individuati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 1.010. Sono invece 13 le vittime in un giorno, mentre ieri erano state 14.
I casi in Italia dall’inizio dell’epidemia sono 4.267.105, i morti 127.731. I dimessi ed i guariti sono invece 4.097.905, con un incremento di 1.749 rispetto a ieri, mentre gli attualmente positivi scendono a 41.469 in calo di 371 nelle ultime 24 ore.
Sono stati somministrati 174.852 i tamponi molecolari e antigenici, ieri erano stati 177.977. Il tasso di positività è dello 0,8%, in lieve aumento rispetto allo 0,56% di ieri.
Per il fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento, coordinatore dell’Osservatorio dei dati epidemiologici in collaborazione con l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) “la situazione epidemiologica generale è comunque buona e, secondo l’esperto, ci sono le condizioni per cui una nuova crescita non raggiunga le dimensioni di una ondata, sia grazie all’uso dei dispositivi di protezione, come le mascherine, ma, soprattutto grazie all’ottimizzazione della campagna vaccinale”.
“Da circa 10 giorni l’andamento degli infetti giornalieri non soltanto ha fermato la sua discesa, ma ha iniziato a risalire a livello nazionale. Anche se molto più difficile da identificare – ha aggiunto – si comincia a vedere lo stesso andamento anche a livello di alcune regioni, ma con numeri piccoli e un livello di incertezza maggiore”. E’ un cambiamento che” sta avvenendo in coincidenza con la crescita della variante Delta, in alcuni casi responsabile di più del 50% dei casi e che ben presto avrà raggiunto la dominanza”.