CATANIA – “Sono stati momenti terribili, ma ci sono stati anche momenti di dolcezza. Dolcezza che ti riporta a un equilibrio mentale, religioso, filosofico. C’è stata una ragazzina di 15 anni che si è privata della sua zuppa per darla a me e che ogni giorno diminuiva il suo pasto per darlo a me”.
Così, visibilmente commosso, Vanni Calì, l’ingegnere catanese rapito lo scorso 1 giugno ad Haiti da una gang locale e liberato dopo 22 giorni di prigionia, che ha incontrato la stampa a Palazzo degli Elefanti, sede del Comune di Catania, invitato dal sindaco Salvo Pogliese.
“Tutto questo mi ha gratificato – ha aggiunto – c’erano anche dei carcerieri più gentili di altri che, anziché legarmi le mani strette, mi lasciavano la possibilità di girarle per assumere delle posizioni più semplici”.
“Anche loro hanno un po’ di umanità, nonostante sia un popolo violento – racconta Calì -. Purtroppo per loro ero la rivincita sulla storia, loro prima erano schiavi dei bianchi e adesso avevano un bianco schiavo. Agli altri davano la zuppa, a me no. Perché volevano che io pietissi. Io avevo bisogno di mangiare e di bere. Però per loro era una rivincita. Perché il razzismo non è soltanto del bianco contro il nero, si sappia. Ci sono anche grossi razzismi del nero verso il bianco e purtroppo ne sono stato testimone”.
“Avevo avuto il piacere di conoscere il presidente di Haiti (Moise, ndr), aveva apprezzato molto il lavoro che avevamo fatto – ha detto ancora Calì -. Hanno ucciso lui come avrebbero ucciso chiunque altro. Lì non è un problema di politica, lì è un problema di chi vuol stare al posto tuo. Purtroppo gli organismi internazionali fanno poco per stabilire un po’ di dignità in questo Paese”.
“Haiti vive ancora nel Medioevo, da Santo Domingo a Haiti ci sono mille anni di differenza. Lì la violenza è l’unico modo di ottenere qualcosa – ha aggiunto – e con la violenza hanno preso me, hanno ucciso il presidente. Ormai da anni vivevamo una sorta di insicurezza diffusa, le strade venivano bloccate per non so quale motivo dall’opposizione. C’è una instabilità cronica in quel Paese, dove non ci sono regole. Nessuno le fa rispettare e nessuno le rispetta. Un Paese che meriterebbe un presente diverso da quello che ha e non capisco perché Porto Rico, Santo Domingo e la Bahamas sono ormai stabili”.
“Ho giurato a mia moglie e ai miei figli che non sarei morto lontano da casa, era l’unica cosa che mi preoccupava, non rivederli e sarebbe potuto accadere. Ho girato il mondo, ho avuto la forza di conoscere tante realtà. Oggi voglio tornare a essere vicino alla mia città, non so in che forma. Voglio provare a fare qualcosa per questa terra. Il Recovery fund metterà a disposizione la possibilità di realizzare dei sogni e se potrò partecipare sarò felice di farlo”, ha concluso.
Il sindaco Pogliese ha poi annunciato che l’ingegnere Calì farà parte della squadra tecnica dell’Amministrazione Comunale: “Conosco e apprezzo da parecchi anni Calì, l’Amministrazione Comunale si avvarrà del contributo strategico di un valoroso professionista nell’interesse della città che durante i giorni della prigionia ha trepidato per le sue sorti”.
“Insieme a Vanni Calì – ha aggiunto il sindaco – valuteremo le modalità più idonee e possibili in base alle norme vigenti, per valorizzare la sua lunga esperienza in questa fase di rilancio della città, dopo i duri colpi del dissesto e della pandemia. E’ il nostro modo concreto, nel pubblico interesse, per esprimere vicinanza e solidarietà a un nostro concittadino che ha subito inaccettabili violenze ma che è riuscito ritornare tra i suoi familiari sano e salvo, con tanta voglia di ricominciare”.
Calì ha ringraziato Pogliese per la proposta di collaborazione “che accetto con entusiasmo – ha detto l’ingegnere – perché conosco la sincerità del sindaco e la sua linearità e sia perché mi consente di riprendere un discorso di servizio alla mia città”.