PALERMO – E’ diventato nonno di un bimbo il latitante più ricercato d’Italia Matteo Messina Denaro, 58 anni, boss mafioso conosciuto anche come Diabolik, e gli alias Alessio e Testa Dell’acqua, scomparso per la giustizia il 2 giugno 1993. La figlia Lorenza Alagna, che porta il cognome della madre Francesca e il nome della nonna paterna, il 14 luglio scorso ha partorito un bambino, avuto col suo compagno. Il bimbo non si chiama come il nonno Matteo.
Lorenza ha 26 anni e da tempo ha lasciato la casa della nonna paterna a Castelvetrano, in cui abitava con la madre, scegliendo di vivere libera senza dover trascinare il peso del cognome del padre che però non ha in alcun modo ripudiato e che, secondo gli investigatori, non avrebbe mai visto.
Messina Denaro è il boss del mistero ricercato in tutto il mondo per associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti, furto. Imprendibile perchè ha goduto di una fitta rete di protezione nel trapanese anche grazie all’enorme disponibilità di soldi, un reticolo di connivenze composto soprattutto da suoi familiari più stretti e da quelli acquisiti che sono caduti via via come birilli travolti dalle inchieste giudiziarie.
Ma di lui nessuna traccia. C’è chi dice sia a Dubai, o in Marocco, o che sia sempre rimasto in Sicilia, ma c’è anche chi sostiene che possa essere morto. “Quanto vorrei l’affetto di una persona e purtroppo questa persona non è presente al mio fianco e non sarà mai presente per colpa del destino… “, aveva scritto su Facebook Lorenza che conduce una vita come tutte le ragazze della sua età dopo il diploma al liceo scientifico e il tentativo di raggiungere la laurea.
Anni fa dietro le serrande abbassate della sua abitazione incalzata da un giornalista aveva detto: “Non voglio rilasciare interviste, non voglio stare sotto i riflettori. Basta. Io sono una ragazza normalissima come tutte le altre. Voglio essere lasciata in pace. Dovete fare finta che io non esisto”.
Per cercare di comprendere la personalità della primula rossa della mafia trapanese ci sono solo le lettere che avrebbe scritto all’ex sindaco di Castelvetrano, Antonino Vaccarino, morto nel maggio scorso, politico dei misteri coinvolto in affari di mafia, massoneria, spionaggio, condannato per droga e in primo grado per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale con l’aggravante mafiosa. Vaccarino avrebbe collaborato coi servizi segreti, intrattenendo col boss mafioso un rapporto epistolare tramite nomi in codice: lui si definiva “Svetonio”, Messina Denaro “Alessio”.
L’obiettivo sarebbe stato quello di far costituire il capomafia. La corrispondenza sarebbe durata alcuni anni dal 2003 al 2006. In una di queste lettere attribuite a Matteo Messina Denaro si legge: “… veda io non conosco mia figlia non l’ho mai vista, il destino ha voluto così, come posso sperare io in una favola? Nel dire ciò non sto piagnucolando non ne sono il tipo e poi ho già razionalizzato il tutto, voglio solo dire che, se ho ancora qualcosa da sperare, è che se anche la vita ha tolto a me per dare a mia figlia mi sta bene e, se così è, quello che mi è rimasto è ancora tanto e spero che si prenda tutto da me per darlo a lei. Se io le dovessi dire cosa si prova nel non conoscere i propri figli non saperei cosa dirle, posso però affermarle, con assoluta certezza, che essere genitore padre o madre che sia, e non conoscere i propri figli è contro natura”.
Comanda il neo nonno la mafia siciliana? Secondo Renato Cortese, il poliziotto che catturò Bernardo Provenzano, Matteo Messina Denaro non ha un ruolo attivo nel panorama criminale e mafioso siciliano, non ha più alcun ruolo nell’organizzazione, è defilato, non lascia tracce, non partecipa alle riunioni, gli affiliati non rendono conto a lui. L’ultima prova certa dell’ esistenza del mafioso risale al 1995 quando Francesca Alagna partorì Lorenza.