ROMA – Labbra gonfie e zigomi pronunciati. Sempre più adolescenti chiedono al medico estetico di trasformare la propria immagine per assomigliare a ‘ragazze ricche e famose’ che vedono sui social network. E i trattamenti, un tempo tenuti nascosti, sono ostentati pubblicamente.
A descrivere il fenomeno emergente che spopola tra i giovanissimi e chiamato ‘Rich girl face’, sono gli esperti della Società italiana di medicina estetica (Sime) in occasione del 42/mo congresso nazionale a Roma.
Il fenomeno della ‘Rich girl face’, secondo la definizione del chirurgo plastico Dirk Kremer per Glamour Uk, interessa le ragazze under 30 e consiste nella ricerca delle pazienti di accentuare caratteristiche fisiche tali da essere individuate come le ‘ragazze ricche’: filler all’acido ialuronico e iniezioni di botox diventano così motivo di orgoglio e una sorta di status, da sfoggiare sui social media con hashtag dedicati.
“Rispetto al passato – spiega Nadia Fraone, vice direttore della Scuola di medicina estetica Fondazione Fatebenefratelli di Roma e consigliere Sime – registriamo un’inversione di tendenza: mentre fino a pochi decenni fa si tendeva a nascondere i trattamenti di medicina estetica, adesso si pensa a questa come ‘medicina del benessere’ intesa come possibilità di curare la propria immagine. E’ un fenomeno sociologico che rivela la fragilità dei giovani, che cercano di crearsi la propria identità imitando i miti dei social media”.
L’aumento del volume delle labbra è l’intervento più richiesto dalle giovani, ma anche il botulino preventivo per le rughe o l’aumento degli zigomi. Spetta però al medico la valutazione di quanto e quando è opportuno intervenire sul corpo di chi ne fa richiesta, interpretando le richieste di bisogni che vanno al di là delle reali necessità.
“Da anni non vedevamo labbra gonfie e ‘brutte’ come stiamo vedendo negli ultimi mesi. Non si può e non si deve andare dal medico estetico con la lista della spesa – ammonisce Emanuele Bartoletti, presidente Sime – ogni medico deve erogare terapie ai pazienti solo se ne hanno bisogno. Chi li accontenta in maniera acritica non è un medico estetico, è un venditore di prestazioni. Le università stanno educando i professionisti, ma vanno educati anche i pazienti”.