PALERMO – “Vaccino al Festino” è l’iniziativa che si è svolta al Museo archeologico regionale Antonino Salinas, organizzata dal commissario all’emergenza Covid di Palermo, Renato Costa, con il sostegno della Regione siciliana.
Per la seconda volta in un mese, i medici della struttura commissariale sono tornati al Salinas per vaccinare: il 24 giugno, 155 persone avevano raccolto l’invito. Altre cento persone si sono presentate al museo ieri sera, tra le 18 e la mezzanotte, con la città in fermento per la 397esima edizione del Festino di Santa Rosalia, che liberò Palermo dalla peste del ‘600.
La speranza, quattrocento anni dopo, è che una nuova liberazione, stavolta dal Covid, provenga dal vaccino, l’unica protezione possibile, insieme alle norme anti-contagio. Tra le oltre cento persone che hanno scelto “Vaccino al Festino” per immunizzarsi, anche una coppia di quasi-sposi, cui il sistema di prenotazione aveva fissato in automatico la data della seconda dose alla vigilia del matrimonio. Molto interesse, da parte dei visitatori, ha riscosso la mostra dedicata alla Santuzza e al suo legame con il museo Salinas.
Secondo credenze popolari, l’antica villa dei conti Sinibaldi, la famiglia a cui, stando alla tradizione, apparteneva Santa Rosalia, si trovava proprio all’Olivella, dove sorge il più antico museo siciliano.
Gli ex voto, la selezione di incisioni sulla santa e le immagini di un suo ritratto del ‘700 resteranno in mostra fino al 4 settembre, ma solo chi è venuto a vaccinarsi ieri sera e chi lo farà il 22 luglio, giorno del nuovo appuntamento con i vaccini al museo, potrà approfittare dell’ingresso gratuito. Basta prenotarsi al linK https://www.coopculture.it/vaccinarte.cfm e scegliere la propria fascia oraria preferita. O inquadrare il qr code sui volantini e manifesti dell’iniziativa, sparsi per la città. Fino a esaurimento posti ci si potrà presentare anche senza prenotazione.
“Una serata magnifica – dice Renato Costa -. ‘Vaccino al Festino’ ha destato interesse: un’altra dimostrazione che proporre la bellezza e la cultura come spazi di riconquista di una vita normale è una formula che funziona”.