Le invasioni biologiche generano impatti negativi e imprevedibili negli oceani di tutto il mondo e sono una minaccia tangibile per gli organismi ad essi associati. Ne sono un esempio le macroalghe non indigene. Questi organismi sintetizzano, infatti, metaboliti secondari a fini difensivi, utili ad aumentare l’efficienza competitiva. È il caso della Caulerpa cylindracea Sonder, 1845 (nota in passato come Caulerpa racemosa), che è giunta nel Mar Mediterraneo nel 1990 e che da allora mostra eventi di competizione con la flora e la fauna locale.
È già stato dimostrato che il sarago maggiore (Diplodus sargus Linnaeus, 1758) interagisce con questa specie aliena con conseguenze fisiologiche e comportamentali dovuti alla caulerpina, uno dei tre principali metaboliti secondari della Caluerpa cylindracea. Tra gli effetti anche la peculiare condizione delle carni a seguito della cottura, conosciuta con il termine di “sarago di gomma” o, scientificamente, come Abnormally Tough Specimen (ATS).
Il nesso tra il fenomeno del “sarago di gomma” e l’alga nel Mar Tirreno è stato confermato da un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica “Frontiers in Marine Science” da ricercatori delle Università di Catania (Dipartimento di Science Biologiche, Geologiche e Ambientali), della Tuscia e di Trieste e della Stazione Zoologica Anton Dohrn – Istituto Nazionale di Biologia Ecologia e Biotecnologie Marine nell’ambito del Progetto CAR del CURSA – Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente. A firmare la ricerca sono stati i ricercatori universitari Andrea Miccoli, Emanuele Mancini, Veronica Lelli, Marco Boschi Simone Bonamano e Marco Marcelli (Tuscia), Francesca Provenza e Monia Renzi (Trieste), Francesco Tiralongo (Catania) e Antonio Terlizzi (Università di Trieste e Stazione Zoologica Anton Dohrn).
Il lavoro ha quantificato l’accumulo di caulerpina nel fegato del pesce anche in presenza di ridotto contenuto stomacale algale, suggerendo una possibile biomagnificazione della caulerpina per conto di molluschi ed echinodermi, che sono stati invece registrati con particolare abbondanza all’interno dei contenuti stomacali analizzati.
Attraverso un approccio eco-tossicologico di tipo multi-biomarker e analisi statistica multivariata, infine, il lavoro ha mostrato delle correlazioni con processi cellulari chiave come lo stress ossidativo, il metabolismo, la neurotossicità e la perossidazione lipidica, nonché con indici di condizione, negli individui ATS. Si è messo infine in evidenza come tutti gli esemplari ATS fossero maschi, aspetto sul quale verteranno le prossime linee di ricerca.