E’ record assoluto di medaglie alle Olimpiadi per l’Italia: 37, poi salite a 38 con l’oro della 4×100.
A firmare il podio che fa entrare Tokyo 2020 nella storia dello sport italiano è Luigi Busà, 33enne di Avola (lo chiamano il gorilla), oro nella specialità kumite 75 chili di karate.
Nella finale, si è presentato con la grinta del “gorilla” che tutti nell’ambiente hanno imparato a conoscere, sorridendo ogni tanto e scoprendo il paradenti nero con la scritta bianca “Busà”.
Di fronte aveva l’avversario più titolato, Aghayev, che è anche un suo amico da anni, al punto da essersi prodotti in un allenamento comune postato su Instagram qualche mese fa.
La finale è stata durissima, ad un certo punto Gigi ha messo a punto uno “yuko”, l’1-0, che ha mantenuto fino alla fine, nonostante i tentativi di un colpo risolutivo da parte dell’azero, che ha invece rischiato molto, barcollando per alcuni secondi, dopo un colpo sferratogli in pieno viso dall’avolese, ormai lanciato verso la medaglia d’oro.
Busà ha gridato davanti alla telecamera, appena dopo aver vinto la finale con l’azero Rafael Aghayev che segna il record di medaglie olimpiche di sempre per l’Italia: “Mamma ce l’ho fatta!”, aggiungendo poi, “è una figata pazzesca!”.
Subito dopo, ai microfoni, ha aggiunto: “E’ stato un finale magico, quasi una follia. Forse un giorno lo racconterò”.
Commosso il padre, Sebastiano “Nello” Busà”, che è stato il suo primo allenatore: “Un sogno realizzato. Un sogno da sempre, da quando Luigi era piccolo e il karate non era alle Olimpiadi. Abbiamo aspettato a lungo, poi i giapponesi quest’anno hanno fatto rientrare anche questa disciplina. E ci siamo rientrati perché forse Luigi avrebbe smesso. Ha vinto tutto: due mondiali, cinque europei, qualsiasi cosa. Quando si è aperto il discorso Olimpiadi ci siamo riaccesi al grande sogno”.
C’è un grande festa a casa Busà, in contrada Palma ad Avola, nel Siracusano, con la moglie Paola e l’altra figlia Lorena, anche lei atleta di karate: “Questa era la finale che sognavo da sempre: Luigi e Aghayev (cinque volte campione del mondo) sono stati i due atleti più competitivi al mondo nella categoria 75 chili, dai loro scontri è nata anche un’amicizia e una stima reciproca. La finale che sognavamo noi e tutto il mondo del karate. Una finale storica”.
La famiglia ha seguito da casa la gara di Luigi, poi amici e parenti si sono riversati tutti a casa loro.