BOLOGNA – Ha violentato una ragazzina di 12 anni in casa e per questo è stato aggredito in una sorta di raid punitivo dalla cerchia di familiari della giovane vittima che ha provato a farsi giustizia da sé. A salvare dal linciaggio l’uomo, un trentenne italiano, sono stati gli agenti di Polizia, intervenuti pensando di dover sedare una rissa. Gli stessi poi l’hanno fermato per la violenza sessuale davanti alle prime ammissioni.
Scene da nuovo Far West accadute nella periferia di Bologna, al Pilastro. Il rione dove Matteo Salvini a pochi giorni dalle regionali del 2020 si rese protagonista della citofonata a favore di telecamere in cerca di spacciatori. A segnalare la vicenda è il Resto del Carlino, che dà conto del pestaggio avvenuto sabato ai danni del trentenne. La violenza sarebbe infatti avvenuta qualche giorno prima ma solo nella mattinata di sabato la ragazzina, spaventata e sotto choc, avrebbe trovato il coraggio di confidare alla famiglia gli abusi subiti.
A quel punto, il padre avrebbe chiamato a raccolta alcuni familiari andando in cerca del trentenne. Sull’uomo il gruppo si sarebbe accanito, trascinandolo fuori dall’appartamento e picchiandolo in strada con calci e pugni. Alcuni residenti hanno chiamato la centrale operativa del 113 per segnalare una rissa e sul posto sono arrivate le pattuglie delle volanti e il 118. Il 30enne è stato così sottratto alla furia della folla e soccorso.
Poi le accuse dei familiari, le prime ammissioni dell’uomo, e infine il fermo. Mentre la dodicenne veniva accompagnata in ospedale per accertamenti. Il contesto in cui sarebbe avvenuta la violenza, su cui indaga la Polizia coordinata dal pm Marco Forte, è delicato, con la ragazzina seguita dai servizi sociali. Il trentenne sarebbe tra l’altro il padre di un’amichetta coetanea della vittima e avrebbe un precedente per il medesimo reato.
Il giovane avrebbe ammesso l’accaduto. Per questo è stato sottoposto a fermo, con l’udienza di convalida che si svolgerà domani mattina. La sua famiglia, secondo quanto riferito dal quotidiano, avrebbe lasciato quartiere e città temendo altre ritorsioni. La polizia, che ancora indaga per chiarire la vicenda, ha requisito i cellulari dell’uomo e della ragazza. “È distrutta, ha perfino paura di uscire. Era una bimba di 12 anni tranquilla e improvvisamente ha cambiato umore in pochi giorni. Non tornava più a casa, ma andava da parenti per non far vedere che stava male”, ha raccontato il fratello della 12enne.
Nel rione, spesso sotto i riflettori per cronaca nera, i residenti sono stanchi, amareggiati per l’ennesimo episodio. “Ma il quartiere non è tutto così – spiega un anziano – Ci sono persone perbene che si comportano bene”, però “ci dovrebbe essere più controllo”. C’è anche chi è più disilluso, “ormai la periferia è diventata un ghetto”. E la vicenda ha infiammato anche il dibattito politico locale. A ottobre a Bologna si vota per il nuovo sindaco.