Cateno De Luca detta il suo timing: “Dialogo fino a febbraio, lo faccio a tutto campo: poi mi dimetterò da sindaco di Messina a febbraio. I miei tempi sono frutto di tappe ben precise, consumate quelle tappe meglio non si avvicini più nessuno, perché non ci sono le condizioni per ritirarmi. Quindi se Salvini che 48 ore fa mi ha detto ‘dai vinciamo’, Anthony Barbagallo (Pd) o Giancarlo Cancelleri (M5s) si rendono conto che De Luca per curriculum, per spregiudicatezza può andare bene si accomodino, ben venga l’appoggio ma le condizioni le detto io, no i caminetti romani. Sappiano che nella mia giunta non ci saranno mai personaggi dei governi Crocetta e Musumeci. Anche di fronte a un sostegno non ingoierò nulla, non sono uomo di compromessi al ribasso”.
Un “avviso ai naviganti” che Cateno De Luca lancia in conferenza stampa, a Palazzo dei Normanni. Dalla sala stampa, indica l’altro Palazzo a poche decine di metri, sede della Presidenza della Regione: “Dormirò lì, a Palazzo d’Orleans”. Ai cronisti che gli chiedono se al cospetto di accordi e alleanza sia disposto a ritirare la sua candidatura, De Luca risponde col solito piglio: “Non ho mai fatto mistero del mio egocentrismo, qualcuno lo chiama megalomania: non sosterrò mai un candidato alla presidenza della Regione che entri a Palazzo Orleans per fare politica, io voglio un amministratore”.
“Metto sul tavolo il mio curriculum di dirigente aziendale, di deputato e di tre volte sindaco. Io vado a tutto campo, lasciamo stare il campo largo – afferma – Non ho pregiudizi quando ci si mette d’accordo sul metodo per rilanciare questa terra. Il Gattopardo mi piace, l’ho letto 6 volte, pero’ non ne condivido la filosofia. Chi ha contribuito a sfasciare la Sicilia per mantenere la poltrona di assessore non merita di ritornare nel luogo del delitto, e questa non è una questione di colore politico”.
“In questo momento – prosegue De Luca – candidati che abbiano il mio curriculum non ne vedo in giro. Io a febbraio mi dimetterò da sindaco: quindi i tempi a me non li detta nessuno, i miei tempi sono frutto di tappe ben precise. Consumate quelle tappe finirà come è finita a Messina”. E cita un aneddoto: “Quando mi candidai a Messina, durante la finanziaria mi chiamò Micciché, chiedendomi se fossi stato disponibile a diventare candidato del centrodestra e in quel caso avrebbe ritirato il loro, qui potevo diventare sindaco senza fare campagna elettorale. Gli risposi: presidente mi vuoi bene? Se mi vuoi bene prendi tutta questa accozzaglia e lanciala contro di me, che io vinco da solo. Ormai è tardi, e ho vinto”. E’ convinto che a si aprirà “uno scenario interessante”, e “può essere l’occasione giusta per avere un rinnovamento radicale della classe dirigente”.
“Chiedo scusa ai siciliani, la Sicilia non si meritava la sciagura Musumeci, che ho contribuito a fare eleggere, dopo il disastro Crocetta. E neppure Gaetano Armao ‘meravigliao’, un fanfarone sotto il profilo politico e contabile – continua – C’è una Regione che funziona solo tre mesi l’anno per la manovra finanziaria approvata tra l’altro sempre dopo l’esercizio provvisorio, il resto dei nove mesi non si sa cosa faccia. Io il bilancio a Messina lo approvo a dicembre”
“Non sono innamorato dei sondaggi (‘ero quarto a Messina’) – continua – Mi danno terzo-quarto tra il 14-16%, correndo da solo. A Musumeci viene assegnata una forchetta tra 24-26% e con una intera coalizione che lo sostiene. Musumeci e l’opposto di Zaia che trascina i suoi alleati, Musumeci è capace di far perde i voti alla coalizione”. Parla come chi è già in campo. “Sarà una campagna elettorale dove il corpo a corpo sarà fondamentale per orientare il consenso: non mi preoccupo che altri partano dal 25% e io dal 15%. Ci faremo una bella campagna elettorale, comunque andrà a finire se in campo rimarranno 3 o 4 candidature tra cui quella di Claudio Fava che stimo molto. Quale sarà il risultato? Uno è certo, non ci sarà maggioranza in Parlamento, nessuna coalizione potrà dire di avere vinto le elezioni. E lo dico io, eletto sindaco senza un solo consigliere comunale”. Il suo decalogo è quasi pronto. “Lo rivelo l’1 e il 2 ottobre a Taormina”. Così come, solo in assemblea, spiegherà il significato della lanterna bianca con la candela al centro, che ha mostrato a Palazzo dei Normanni: “E’ il nostro simbolo, presto ne coglierete il senso”.