PATTI (MESSINA) – La guardia di finanza ha eseguito a Patti, in provincia di Messina, un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di tre persone, di 50, 40 e 30 anni, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, e frode fiscale. Notificata anche l’interdizione dall’esercizio dell’attività di impresa, in qualsiasi forma, per la durata di un anno, per altre otto persone, e sequestrate somme per mezzo milione di euro.
I finanzieri hanno scoperto un sofisticato sistema di frode attraverso il quale gli indagati avrebbero percepito, indebitamente, fondi pubblici per un importo di oltre un milione di euro. Sono state individuate 10 società, di cui due amministrate di diritto da due degli arrestati (che si avvalevano della consulenza del terzo), che, secondo l’accusa, erano interconnesse, non solo per via dei rapporti interpersonali esistenti, ma soprattutto per i numerosi rapporti economici, formalmente attive in eterogenei settori d’impresa.
Il tutto, accusa la Procura di Patti, finalizzato all’ottenimento di ingiusti profitti ottenuti con la produzione e l’utilizzo di false fatture per documentare il sostenimento di spese relative a 4 progetti d’investimento, assistiti dal Fondo centrale di garanzia della Banca del Mezzogiorno mediocredito centrale. La guardia di finanza ritiene di avere documentato anche un giro vorticoso e milionario di documentazione falsa per 21 milioni di euro tra fatture false emesse e ricevute.