Si definiscono “comunità orfana” che necessita di leggi specifiche, come si fa coi farmaci per le malattie rare. E chiedono il riconoscimento dello status di “Comuni Vulcanici” per i quali lo Stato e la Regione – preso atto della condizione straordinaria delle comunità dell’Etna, unico vulcano d’Europa dall’esuberante attività esplosiva – debbano prevedere per legge ristori e agevolazioni fiscali a favore di amministrazioni, cittadini e imprese vessati – e impoveriti – dalle spese per ripulire dalla cenere i tetti di case, capannoni ed edifici pubblici oltre che dai danni alle attività economiche.
A quindici giorni dall’ennesimo parossismo dell’Etna, i cinque sindaci “vulcanici” di Giarre, Milo, Sant’Alfio, Santa Venerina e Zafferana Etnea, fortemente preoccupati per le sorti delle proprie comunità – complessivamente circa 40mila abitanti – hanno deciso fare rete fra loro e di lanciare un ultimatum a Stato e Regione. E per questa estrema richiesta di aiuto, nel corso della conferenza stampa di oggi a Milo, in segno di protesta si sono simbolicamente sfilati la fascia tricolore davanti allo sguardo sbigottito di giornalisti e concittadini.
“La situazione è tragica e così non possiamo più andare avanti – spiegano all’unisono Angelo D’Anna, Alfio Cosentino, Giuseppe Nicotra, Salvatore Greco e Salvatore Russo nel corso dell’incontro, partecipato da sindacati, associazioni datoriali, consumatori e imprese – ci siamo indebitati tutti oltre ogni limite, senza avere coperture nei bilanci, per essere vicini alle nostre comunità e fronteggiare le emergenze della viabilità cittadina all’indomani di ogni episodio parossistico della nostra Etna: ripulire elisuperfici per il pronto soccorso, strade principali, piazze, scuole. Ma adesso siamo allo stremo: per colpa della cenere rischiamo il dissesto finanziario e quindi di non poter più neanche erogare servizi essenziali ai nostri concittadini: scuole, trasporti, assistenza sociale. E se i comuni hanno percepito aiuti che coprono in parte le spese fino al 31 maggio, famiglie e imprese sono senza ancora un ristoro, un rimborso, uno sgravio contributivo: nulla! Eppure da mesi affrontano spese straordinarie che impattano duramente sui bilanci di famiglie, aziende e piccole partite iva. La nostra è la richiesta di aiuto di una intera comunità”.
Ma quali sono le richieste dei cinque sindaci? “Il Governo nazionale – esordiscono D’Anna, Cosentino, Nicotra, Greco e Russo – dichiari subito lo “Stato di emergenza” per i comuni vulcanici danneggiati dalla cenere dell’Etna dove l’arrivo delle piogge evoca scenari apocalittici, da dissesto idrogeologico. A Roma chiediamo un adeguato sostegno per i tre soggetti: Enti Locali, cittadini e imprese (esercenti, artigiani, industriali e agricoltori con enormi perdite nella produzione di frutta, agrumi e viti). Al Governo regionale chiediamo chiarezza e soluzioni che non siano una tantum: servono infatti risorse (statali o regionali) per la copertura finanziaria di quegli interventi urgenti che all’indomani della caduta della cenere, con grande senso di responsabilità verso la cittadinanza, sinora abbiamo gestito noi, in autonomia, con i magri bilanci comunali e indebitandoci oltre misura. La Regione si decida: o ci pensano loro tramite il Dipartimento della Protezione Civile, oppure ci pensiamo noi sindaci, con risorse adeguate per incaricare ditte esterne all’indomani dei singoli episodi, senza dover gravare sulle casse comunali, contraendo debiti che non saremo in grado di onorare e rischiando il fallimento della macchina amministrativa per colpa della cenere dell’Etna e delle mancate risposte/soluzioni della politica”.