“C’è un altissimo rischio di ‘inquinamento’ indotto dalle modalità con cui in modo martellante e asfissiante le trasmissioni tv e i siti si occupano del caso della piccola Denise Pipitone”. E’ l’allarme che i pm di Marsala, che hanno indagato sulla scomparsa della bambina sparita nel nulla a Mazara del Vallo l’1 settembre del 2004, lanciano nel provvedimento con cui la scorsa settimana hanno chiesto l’archiviazione dell’inchiesta. Cinquantadue pagine di motivazione in cui si ripercorrono i nuovi accertamenti eseguiti e le storie di falsi testimoni come Antonella Allegrini e il marito Paolo Erba. Indagati insieme alla ex moglie del padre naturale di Denise, Anna Corona, sono usciti dalla vicenda solo perché, smascherati, hanno confessato di essersi inventati tutto. Confessione che ha fatto venir meno il reato.
I due avevano contattato il legale della madre di Denise, l’avvocato Giacomo Frazzitta, e gli avevano raccontato di aver visto la bambina nell’hotel di Mazara in cui lavorava la Corona, il giorno della scomparsa. Gli accertamenti bancari e telefonici hanno provato che i due si erano inventati tutto. “La vicenda – scrivono i magistrati – è descritta così in dettaglio che chiunque potrebbe avere il ruolo di testimone. Navigatore del web o spettatore di talk show sarebbe in grado di raccontare tutti i dettagli. Mitomani di ogni sorta e personaggi in cerca d’autore purtroppo si inseriscono indebitamente in questa vicenda ed è forte il rischio che persone innocenti vengano consegnate all’opinione pubblica come mostri da sbattere in galera”.
Dopo aver scoperto le menzogne dei due, i pm li convocano. La donna, terrorizzata, chiama Frazzitta. Le loro conversazioni vengono intercettate. “L’avvocato anziché assumere un atteggiamento neutro e di prudenziale attesa, non potendo essere a conoscenza della falsità delle dichiarazioni della donna – scrivono i pm in una durissima parte dedicata al legale – reagiva con rabbia esprimendo giudizi pesanti sui magistrati”. “Sono puerili! Perché i magistrati fanno schifo cara signora. – dice Frazzitta non sapendo che la telefonata è intercettata – I magistrati fanno schifo in Italia lo dobbiamo dire e sta succedendo anche nel caso Denise. Se ne stanno andando a indagare la collega. Quale è l’urgenza?”. Il riferimento è all’inchiesta sulla ex pm Angioni che, dopo aver denunciato depistaggi sulla inchiesta originaria sulla scomparsa di Denise, si è ritrovata indagata per false informazioni a pm. Per i magistrati “evidentemente in questo modo si potenzia la reticenza”.
Spaventata dalla convocazione in Procura e avendo capito che i magistrati non credono al suo racconto, la Allegrini chiama Frazzitta dicendogli che non potrà presentarsi a Marsala perchè deve andare in vacanza. “E aderendo criticamente alle ragioni della donna tra le quali quella di non volersi presentare a Marsala perchè la cosa avrebbe potuto compromettere una vacanza – scrivono i pm nella richiesta di archiviazione – Frazzitta la invitava ad addurre fantomatiche urgenze di lavoro”.
“Lei la cosa della vacanza non ce la deve dire, per favore, non gliela dica la prego, ascolti quello che le dice un fratello. Lei deve dire che avete impegni importanti”, le dice l’avvocato. Che prosegue riferendosi ai pm: “Hanno un’arroganza che sono capaci di arrestarmi, loro sono i padroni del mondo”. Appreso di essere indagata per false informazioni ai pm la donna richiama il penalista. “Sono impazziti – dice – sono scioccato. Dobbiamo trovare in tutte le maniere un elemento che la porti a Mazara del Vallo”. Per i pm la condotta di Frazzitta pur non essendo penalmente rilevante ha contribuito ad accrescere l’intensità del dolo della donna”. Riascoltata dai magistrati la Allegrini confessa: “mi sono inventata tutto, ma non riesco a trovare una motivazione. Sarò stata suggestionata, era una cosa da dire, era utile per accertare la verità. Sono stata martellata dalla tv e ho ritenuto giusto fare quel che ho fatto”, si è difesa.
“Le intercettazioni telefoniche e ambientali captate nel corso delle indagini danno conto di una vischiosa commistione tra protagonisti della vicenda, giornalisti e parti processuali in grado di fuorviare e compromettere la genuinità di delicati passaggi investigativi”, scrivono ancora i pm. “L’influenza dei media è a tale punto che essi non si limitano a raccontare gli eventi piuttosto, spesso, in una gara a chi arriva prima tra diverse testate giornalistiche, a provocarli. E tali eventi hanno pure una sgradevole referenza sulle indagini in corso”, aggiungono.
Nel provvedimento viene fuori anche la figura di un ex carabiniere, Francesco Lombardo, ora collaboratore dell’avvocato Frazzitta. I magistrati parlano di “un monitoraggio delle indagini, grazie a una pericolosa triangolazione veicolata da Lombardo che attingeva notizie dallo studio legale dal quale sono partiti diversi input all’indagine e immediatamente li riferiva al giornalista di turno”. Dai contatti di Lombardo emerge che diversi giornalisti erano a conoscenza “degli spunti investigativi prima ancora che venissero sviluppati”. Nel provvedimento la Procura parla di “insano rapporto indissolubile tra le parti processuali e i giornalisti” e di “cortocircuito mediatico-giudiziario potenzialmente. idoneo a ingenerare false piste e inutili speranze”.