Dopo tre giorni intensi di lavori con sessioni scientifiche e tavole rotonde che hanno portato a Catania oltre mille chirurghi da tutta Italia, si conclude alle Ciminiere il 123° Congresso della Sic (Società italiana di chirurgia). E’ la terza volta che la più importante assise scientifica della chirurgia si tiene nella città etnea dopo il 1979 (organizzata dal professor Attilio Basile) e il 1999 (professor Saverio Latteri).
“Abbiamo definito questa edizione il congresso della ripartenza parafrasando il numero 123, uno, due tre via!“, spiega il presidente della Sic e co-presidente del congresso, professor Francesco Basile a cui fa eco l’altro presidente del congresso professor Luigi Piazza. “La chirurgia sta cambiando e questo congresso ne ha registrato tutti i segnali più importanti”.
Uno dei temi maggiormente discussi è stato infatti quello del futuro di questa disciplina legato alla tecnologia ed alla robotica. Proprio le macchine robotiche non sono equamente distribuite in Italia. Un esempio: la Regione Toscana attualmente dispone di 12 macchine robotiche mentre in tutta la Sicilia ce ne sono solo tre. E’ possibile intervenire su queste differenze? Il Recovery Fund può servire a questo, visto che al suo interno c’è un capitolo di spesa destinato all’acquisto di tecnologie in sanità? Non si tratta solo di acquistare ma di pagare i costi e la manutenzione di queste macchine.
In Sicilia, la fatturazione per il Drg per l’attività robotica è uguale a quella dell’intervento laparoscopico. Questo significa che se il chirurgo esegue l’intervento avvalendosi della chirurgia robotica spende di più, ma l’azienda ottiene lo stesso riconoscimento economico da parte del Ssn come se facesse un intervento in laparoscopia che in termini di spesa costa meno. E’ giusto, insomma, acquistare nuove macchine robotiche ma è altrettanto importante adeguare le fatturazioni dei Drg per chirurgia robotica.