In vista del 15 ottobre, quando il Green pass diventerà obbligatorio per accedere ai luoghi di lavoro, sono diversi i settori per i quali categorie e sindacati temono particolari difficoltà fino al rischio di uno stop: dai controlli ai test per chi non è vaccinato fino alle problematiche che potrebbero emergere nei casi in cui i dipendenti, non essendo muniti del certificato, non si presenteranno al lavoro.
AGROALIMENTARE – In questo settore sono impiegati numerosi lavoratori stranieri non vaccinati oppure immunizzati con vaccini ‘non riconosciuti’, la cui assenza – anche solo temporanea – potrebbe interrompere intere filiere. E resta aperta la questione dei lavoratori stranieri – in particolare dell’Est – vaccinati con Sputnik, un siero non riconosciuto dall’Ema. Per superare l’empasse ci sono più ipotesi allo studio, una di queste è di effettuare una ulteriore dose addizionale con un siero a mRna in chi è vaccinato con sieri non riconosciuti dall’Ema.
COLF E BADANTI – Secondo le stime che risalgono a qualche settimana fa, sono diverse decine di migliaia i lavoratori domestici che non hanno ancora ricevuto il vaccino e che dovranno comunque essere almeno muniti del risultato negativo del tampone. Anche in questo caso la verifica spetta al datore di lavoro. In questo settore sono impiegati diversi lavoratori stranieri, molti dell’est Europa immunizzati con Sputnik.
TRASPORTO PUBBLICO – In questo settore la percentuale di non vaccinati va dal 10% al 20%. L’assenza di tanti autisti potrebbe creare serie difficoltà alla copertura del servizio e al traffico, in particolare nelle grandi città. Inoltre il servizio dei trasporti richiede uan organizzazione da effettuare in anticipo in virtù delle turnazioni. Per questo, ad esempio, l’azienda di trasporto pubblico a Roma, Atac, attiverà un monitoraggio delle assenze anomale dal 15 ottobre mentre i sindacati lanciano l’allarme di una ripercussione sul servizio della metro. Rischio disagi al trasporto pubblico in Alto Adige. A Torino l’azienda di trasporto pubblico ha previsto una fast line per tamponi più rapidi ai dipendenti, l’Atm a Milano si sta attrezzando e ipotizza di chiedere con largo anticipo il green pass ai dipendenti.
LOGISTICA E AUTOTRASPORTI – Il 90% delle merci in Italia viaggia su gomma e diversi autisti potrebbero essere sprovvisti di certificato verde. Inoltre molti di loro sono stranieri e magari immunizzati con vaccini non riconosciuti. Il rischio paventato dai sindacati del settore è che eventuali problemi determinati dalla mancanza del Green pass (e quindi l’assenza dei lavoratori) possa avere un notevole un impatto sulle imprese di trasporto e logistica e conseguenti ricadute sul commercio stesso.
CANTIERI O DITTE IN APPALTO – Chi è privo di pass non potendo quindi accedere ai cantieri potrebbe bloccare l’andamento di attività programmate nel campo edile.
PORTI – Le navi di bandiera italiana hanno equipaggi multinazionali, molti provenienti da Paesi che hanno vaccinato persone con sieri riconosciuti dall’Oms, ma non dall’Ema e quindi non in condizioni di generare il Green pass. Molti portuali sono stranieri e in molti casi, come al Porto di Trieste, un’alta percentuale, il 40%, non ha il Green Pass.
AZIENDE CON POCHI DIPENDENTI – Per le imprese con meno di quindici dipendenti è prevista la possibilità, dopo che un lavoratore non presenta il Green Pass per cinque giorni, di sostituire il dipendente con un altro, sospendendolo per la durata del contratto in quanto assente ingiustificato. Tale sospensione può essere della durata massima di dieci giorni, rinnovabile una volta sola e comunque non può superare il 31 dicembre 2021. In questi casi risulterà difficile trovare un sostituto, ancora di più se è solo per venti giorni.