Torna a sorridere il centrosinistra, paga divisioni e candidati sbagliati il centrodestra. Le elezioni comunali dell’era Covid danno nelle grandi città un vincitore certo: a Milano incassa il bis Sala, a Napoli fa il pieno Manfredi, e a Bologna vola Lepore, nelle ultime due città nell’inedita alleanza Pd-M5s. Se il centrodestra tiene la Calabria con la vittoria di Occhiuto, Trieste e Torino vanno al ballottaggio mentre a Roma è testa a testa tra il candidato del centrodestra Enrico Michetti e l’ex ministro dem Roberto Gualtieri. Un risultato amministrativo che spingerà tutti i partiti a fare conti e riflessioni a livello nazionale.
A partire dal crollo dell’affluenza che si attesta al 54,69% segnando un record negativo: in pratica un elettore su due non si è recato alle urne con il risultato peggiore di sempre a Milano e Torino. A pagare la fuga dalle urne sembra il centrodestra, come ammette il leader della Lega Matteo Salvini, a spoglio appena cominciato: “La maggior parte non ha votato. E’ per me e tutti un’autocritica. Occorre essere più concreti sulla vita reale. Non possiamo perdere tempo su vicende private”.
Solo un accenno all’affaire Morisi che insieme all’inchiesta di Fanpage su Fdi a Milano ha segnato le battute finali di una campagna elettorale molto sotto tono e all’insegna del fair play tra i candidati. E’ proprio al Nord che il centrodestra dovrà interrogarsi: il Pd è primo partito a Milano, Torino, Trieste e Bologna mentre la Lega a Milano non arriva al 13 per cento ( alle Europee del 2019 era al 27).
La competition Salvini-Meloni segnala un travaso di voti nel capoluogo lombardo in favore di Fdi, che ha un balzo anche rispetto alle comunali del 2016. “La partita è ancora aperta e la più importante è Roma”, vede il bicchiere mezzo pieno Giorgia Meloni. Il voto ha due facce per M5s: risultati di lista deludenti un pò dappertutto, la perdita di Torino e Roma, che segnarono nel 2016 l’exploit dei pentastellati e dove ora il Movimento potrebbe prendere meno di un terzo dei voti del 2016.
Anche a Milano, città dove non ha mai sfondato, secondo i primi dati dello scrutinio il M5s è al 2,96%, contro il 10,4% del 2016. Ma la vittoria a Bologna e Napoli indicano a Giuseppe Conte una traccia da seguire. “I risultati confermano l’enorme potenzialità del nuovo corso e la prospettiva seria di lavorare con le forze progressiste”, afferma l’ex premier per il quale il voto di oggi è solo “il tempo della semina”. E un segnale incoraggiante arriva da Napoli dove il Movimento incassa circa l’11,19% dei voti, mentre nel 2016 aveva il 9,66%. Ora per 5s si apre il grande tema delle scelte per il ballottaggio a Roma e Torino: una cosa è certa, garantisce Conte, “la nostra proposta politica non puo avere alcuna affinità con le forze politiche di destra”.
Esulta a tutto tondo il Pd nel quale Enrico Letta vince anche la sua partita personale conquistando il seggio di Siena per la Camera dei deputati. “Si vince allargando la coalizione, andando oltre il Pd. Abbiamo dimostrato che la destra è battibile”, gioisce il segretario dem che non perde occasione per attaccare Salvini. “La destra vinceva quando aveva un federatore, Berlusconi. Senza Berlusconi non vince più”. Ma su un punto gli avversari al voto ma alleati nell’anomala maggioranza che sostiene Mario Draghi sono d’accordo: il governo non si tocca e resterà al riparo dalle scosse telluriche del voto. Per Letta la vittoria del Pd addirittura “rafforza il governo” mentre Salvini avverte fuori e dentro il centrodestra: “se qualcuno usa il voto per abbattere il governo di unità nazionale si sbaglia di grosso”. Il presidente del consiglio intanto gioca in contropiede e prima che le analisi del voto abbiano ripercussioni sulla stabilità dei partiti accelera e porta domani in consiglio dei ministri la legge delega sulla riforma fiscale.