SCIACCA (AGRIGENTO) – Anni di indagini dalle alterne fortune, una confisca annullata, poi le difficoltà economiche e i debiti milionari: è la storia di Torre Macauda, resort di lusso tornato sotto i riflettori per l’ennesima storia di mafia. La società che lo gestisce, la Libertà Immobiliare, secondo la Procura di Palermo, sarebbe di fatto riconducibile al boss Salvatore Di Gangi e al figlio Alessandro che, attraverso una serie di operazioni illecite, sarebbero tornati in possesso della struttura alberghiera sommersa dai debiti.
Un giro vorticoso di denaro, scatole cinesi, imprenditori compiacenti e sullo sfondo la complicità di un dirigente di banca che avrebbe rilasciato una quietanza per un pagamento di 8 milioni avendone ricevuti solo 4. L’indagine, molto complessa, coordinata dai magistrati della Dda di Palermo ha portato oggi a all’esecuzione di perquisizioni in due filiali della UniCredit di Palermo e alla notifica di otto avvisi di garanzia tra gli altri a Di Gangi, al figlio Alessandro e a un funzionario dell’istituto di credito. L’indagine è condotta dalla Guardia di Finanza di Palermo e coordinata dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Francesca Dessì.
I reati ipotizzati sono di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e falso. Nella complessa vicenda sono coinvolti anche due professionisti, Maurizio Lupo, 61 anni e Luigi Vantaggiato, 68 anni, l’imprenditore veneto Francesco Donà delle Rose, Anna Maria Lo Muzio, 67 anni, il funzionario di banca Vincenzo Coglitore, 61 anni, Francesco Corvelli, 66 anni. Le perquisizioni riguardano anche studi professionali e abitazioni degli indagati.
Il boss Di Gangi, fedelissimo del capomafia Totó Riina, e secondo i pm vero proprietario di Torre Macauda, sarebbe riuscito a rimettere le mani sulla struttura alberghiera. L’hotel, confiscato venne poi restituito all’imprenditore Giuseppe Montalbano, secondo i magistrati prestanome del boss. I milioni di debiti accumulati dal resort con Unicredit determinarono l’avvio di una procedura esecutiva a cui partecipò la Libertà Immobiliare, società costituita nel 2011 pochi giorni prima della vendita dei lotti da parte della banca creditrice. La Libertà Immobiliare di fatto non svolge alcuna attività se non quella relativa all’acquisto di Torre Macauda.
Tra i soci ci sono Maurizio Lupo, professionista imparentato con Di Gangi,e l’imprenditore veneto delle Rose che ci mette un capitale di 4 milioni di euro. La società si aggiudica Torre Macauda, ma secondo gli investigatori versa solo la metà del prezzo, ricevendo dalla banca una falsa quietanza per l’intero importo grazie alla complicità del funzionario di banca che oggi è accusato di falso. Delle Rose, che secondo i pm avrebbe finanziato l’acquisto sapendo che dietro c’era Il boss Di Gangi, risponde di concorso esterno in associazione mafiosa. L’indagine potrebbe avere sviluppi importanti e determinerà accertamenti anche sulla gestione dei bilanci dell’istituto di credito.