GELA (CALTANISSETTA) – C’è il massimo riserbo degli investigatori sull’ennesimo caso di abusi avvenuti all’interno di una parrocchia, questa volta a Gela, in provincia di Caltanissetta. I poliziotti del commissariato stamani hanno eseguito la misura degli arresti domiciliari nei confronti di un uomo; sulla sua figura e sul ruolo dell’indagato non trapelano dettagli, le indagini sono ancora in corso e la questione, fanno sapere gli inquirenti, è delicata.
Vittima delle violenze sessuali è una minore di 14 anni: il reato si sarebbe consumato tre anni fa, durante le ore del catechismo all’interno della parrocchia. A fare emergere questa sconcertante e terribile vicenda al vaglio della Procura, è stata la segnalazione arrivata dal consultorio familiare di Gela, al quale la famiglia della vittima si è rivolta per avere aiuto e assistenza.
Il caso getta una nuova ombra sulla Diocesi di Piazza Armerina, di cui Gela fa parte, dopo l’arresto il 27 aprile di quest’anno di don Giuseppe Rugolo, il parroco accusato di avere abusato, quando ancora si trovava a Enna, tra il 2009 e il 2015, di un giovane, da quando quest’ultimo aveva 15 anni e fino ai 20 anni. Al prete, che tutt’ora si trova agli arresti domiciliari a Ferrara dove era stato trasferito, viene contestata la violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima, e in relazione ad altri due giovani individuati nel corso delle indagini, l’accusa formulata è atti sessuali con minorenni che sarebbero stati compiuti quando era già stato ordinato sacerdote.
Nell’occhio del ciclone era finito anche il vescovo a capo della Diocesi di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana. Nelle oltre duemila pagine di documenti processuali è emerso uno spaccato sociale e religioso sconfortante che fa da cornice al processo in corso a porte chiuse al tribunale di Enna.