“La chiusura, dopo 43 anni, del bar del Corso, altro presidio storico del centro di Ragusa, in corso Italia, deve spingerci a sviluppare una riflessione più complessiva sul futuro della nostra città. Era già accaduto con la pasticceria Dipasquale, con il bar Olimpia, con il Caffè Trieste e anche con il Talmone di viale Tenente Lena. Questo significa ulteriore depauperamento mentre tutte le politiche di incentivazione portate avanti finora non hanno dato i frutti sperati”.
E’ quanto afferma il presidente di Ragusa In Movimento, Mario Chiavola, secondo cui “rispetto a tre anni fa, periodo in cui si è insediata l’attuale amministrazione Cassì, nulla è cambiato in meglio. Per carità. Non vogliamo dare la responsabilità di tutto a questa amministrazione. Il problema affonda le radici nel passato – continua il rappresentante dell’associazione politico culturale -. Ma questa Giunta non è stata in grado, finora, a parte qualche sporadica iniziativa, di invertire la tendenza. I fatti dicono questo e la chiusura del bar del Corso è l’ennesimo tassello di un mosaico negativo che, purtroppo, stenta a disancorare la parte più antica di Ragusa da un abbandono e da un degrado rispetto a cui nessuno è in grado di trovare una soluzione. Si parla dello schema di massima del Prg come di una formula che dovrebbe riuscire a dare una mano. Speriamo”.
“La Giunta municipale sta cercando di impegnarsi, non dico che non lo faccia. La riqualificazione del Centro commerciale culturale è andata in questo senso. Ma è ancora troppo poco. E certo non è servita per garantire quello slancio che tutti auspicavamo. Ragusa è come una ciambella con il buco al centro. Tutt’attorno le periferie, zone residenziali, che diventano sempre più grandi. Mentre l’area centrale continua a perdere occasioni di crescita e di recupero, come se nessuno dei residenti fosse incentivato a investire. Una situazione davvero molto particolare da cui speriamo di risollevarci in tempi brevi. Ci sono voluti circa quindici anni per devastare il centro storico. Ce ne vorranno altrettanti, e forse anche di più, per cercare di riprenderlo. A patto che si cominci subito”.
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