Quasi 260 mila euro restituiti nel rispetto delle regole del Movimento: a tanto Claudia La Rocca, ex deputata regionale M5s, ha rinunciato quando sedeva nei banchi dell’Assemblea regionale siciliana. “Pentita? No, ma ora è tutto diverso”, riflette.
Cinque anni vissuti in prima fila a lavorare sui dossier più delicati in commissione Bilancio rimediando la stima di tanti colleghi anche dell’opposizione, poi isolata all’interno del movimento quando decise di collaborare con i pm di Palermo nell’inchiesta sulle cosiddette “firme false” che produsse un terremoto nel M5s, trattata come se fosse “un’appestata”.
“Ho vissuto diverse umiliazioni, in particolare i primi mesi sono stati molto complicati, mi è stata più vicina gente inaspettata anche rispetto ad alcuni che consideravo amici”, i vertici del Movimento sono stati sordi e spietati, ci hanno lasciati soli e scoperti, non valutando né la questione nel merito – trattata con estrema ipocrisia in modo sproporzionato rispetto al fatto in sé – né il valore delle persone coinvolte, in qualche modo colonne del Movimento abbattute”, ricorda con amarezza La Rocca.
Giorni di infinita amarezza per l’ex deputata: la solitudine, la gogna mediatica, la consapevolezza che il sogno si era infranto, ma anche tanta solidarietà. “Ricordo i messaggi di tanti cittadini – non di certo avvoltoi come certi presunti attivisti -, parole di rispetto e conforto da parte di diversi giornalisti, ricordo la telefonata dell’allora presidente Rosario Crocetta o le parole dell’ex assessore Bruno Marziano del Pd che non poteva crederci che non mi sarei più ricandidata”, racconta sfoggiando un gran sorriso.
Quindi la fine del suo mandato. Oggi si occupa dell’attività legislativa della deputata (ed ex collega ai tempi del M5s) Angela Foti passata al gruppo di Attiva Sicilia – dove sono transitati alcuni fuoriusciti dal M5s – e si dice “orgogliosa di lavorare al fianco di una donna caparbia e indubbiamente capace di fare la differenza nello scenario politico regionale”.
“Dalla militanza nel M5s a oggi è cambiato tanto – osserva La Rocca -. Non sono pentita di avere restituito poco meno di 257 mila euro, certo c’è chi mi ha considerata quasi una pazza a rinunciare a quei soldi con i quali avrei potuto costruirmi un futuro diverso. Ma allora erano le regole, io ci credevo davvero. Adesso è tutto differente, il M5s s’è trasformato, non so se oggi i parlamentari sono puntuali a restituire parte dell’indennità e se gli attivisti fanno le pulci ai parlamentari come ai miei tempi quando dovevo giustificare anche l’acquisto di un panino. La mia visione in tutti questi anni è cambiata: lavorando all’interno del ‘sistema’ ho capito che la cifra che guadagna un deputato non è fra i nodi prioritari dei problemi della Sicilia né fa la differenza in termini di qualità rispetto ad una classe politica che, per carità, ha sicuramente bisogno di ritrovare vigore e spessore”.
“Chi fa il parlamentare con passione e serietà, al di là dell’attività parlamentare che si racchiude in 3-4 giorni, è impegnato in modo costante: studio, incontri, riunioni continue, trasferte – aggiunge l’ex deputata -. E’ giusto combattere gli sprechi, ma quelle battaglie sui costi della casta per me ora sono anacronistici o comunque non centrali. I cittadini chiedono persone capaci di ascoltarle e di battersi per risolvere i troppi problemi. Cosa me ne faccio di un rappresentante che fa i ‘compitini a casa’ – oggi con una restituzione che si può definire simbolica – se poi non onora in modo adeguato il proprio mandato? Credo che alcuni non si rendano conto del privilegio e della responsabilità connessi al ruolo ricoperto”.
Il futuro? “Ho studiato tanto in questi anni, l’attività nel Palazzo comunque è stata preziosa – conclude – Sono pronta a nuove sfide personali, probabilmente lontano dai riflettori, che in questa fase della mia vita mi appassionano poco. E’ stata una bella avventura, vissuta a 1000 all’ora. Ho perso tante persone per strada e poco importa, ma quelle che sono rimaste sono preziose”.