MESSINA – “La temperatura dei gas emessi dal sistema fumarolico del cratere della Fossa a Vulcano è aumentata nuovamente raggiungendo valori poco superiori ai 385°C nella zona del bordo del cratere”. Lo riferisce la sezione dell’Ingv di Palermo che però sottolinea la mancanza di evidenze sulla possibilità di un’eruzione nel brevissimo periodo.
“Prima che ciò accada i parametri monitorati dovrebbero subìre un ulteriore e importante variazione”. “La temperatura media registrata nella zona delle fumarole presenti sul versante interno del cratere – puntualizzano i vulcanologi – è rimasta stabile su valori di 110°C. L’emissione di anidride carbonica (CO2) registrata in modo continuativo nella zona sommitale del cratere è rimasta più o meno stabile su valori elevati ben superiori a quelli registrati nel corso degli ultimi anni. I flussi di CO2 sono diminuiti nella zona Faraglione, una località che si trova pochi chilometri ad est dell’area abitata di Vulcano Porto, zona che non sta subendo variazioni significative. Nelle località di Camping Sicilia e Rimessa non sono invece state registrate variazioni significative e i valori si sono stabilizzati su livelli molto elevati”.
“Le concentrazioni di anidride solforosa (SO2) registrate nell’area sommitale del Cratere della Fossa – aggiungono i vulcanologi – aumentano costantemente da inizio ottobre. L’SO2 è un particolare gas che ha permesso di capire che molto probabilmente tra i 3.5 e i 4 km di profondità è presente un corpo magmatico in fase di degassamento. I campionamenti svolti nei pozzi nell’area di Camping Sicilia hanno mostrato un lieve aumento della temperatura dell’acqua e della sua conducibilità, quest’ultima si modifica quando alcuni gas entrano in contatto con la falda acquifera modificandone di conseguenza le sostanze disciolte. Nell’area del pozzo Barbara, invece, ovvero pochi chilometri più ad est, la temperatura dell’acqua è rimasta più o meno stabile mentre la sua conducibilità è continuata ad aumentare, seppur in maniera meno marcata. Nel corso della settimana – concludono i ricercatori – la deformazione del suolo ha continuato a non subire nuove variazioni. Il repentino e costante sollevamento del suolo registrato a partire dal 13 settembre si è quindi al momento arrestato circa tre settimane fa, il che è sicuramente un dato positivo”.