CATANIA – Contro il femminicidio c’è “l’urgenza di procedere con norme nuove da portare avanti anche in sinergia con le altre amministrazioni che sono interessate” e ci “stiamo lavorando con gli altri ministri, Cartabia, Gelmini e Carfagna”.
La ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, a Catania all’incontro ‘Questo non è amore’ contro la violenza di genere, spera “che il pacchetto di norme del ministero dell’Interno possa andare la settimana prossima in Consiglio dei ministri. Certamente c’è l’esigenza di una modifica del minimo delle pene edittali per potere poi procedere con strumenti di prevenzione maggiormente efficaci”.
“Quello che dobbiamo pensare – ha aggiunto la ministra Lamorgese – è che le norme aiuteranno a ridurre i reati contro le donne. Non si può tutto addebitare alla magistratura, perché è un’attività che ha vari stadi, ma la prevenzione è il punto forte. Non diamo sempre la responsabilità a forze di polizia o ai magistrati. Serve una prevenzione come formazione nelle scuole, tra i giovani, nella società civile. Poi, chiaramente, le misure come quella del braccialetto elettronico, vengono dopo. E’ quindi necessario proseguire nella prevenzione, ma pretendo anche delle norme più incisive: non arriveremo all’eliminazione del fenomeno, ma diminuire sarebbe già un grande successo”.
I NUMERI. Sono 89 al giorno le donne vittime di reati di genere in Italia e nel 62% dei casi si tratta di maltrattamenti in famiglia. E’ quanto emerge dai dati diffusi per la presentazione a Catania di ‘Questo non è amore’, campagna di prevenzione della Polizia contro la violenza sulle donne, giunta quest’anno alla sua quinta edizione. L’iniziativa si tiene al teatro Vincenzo Bellini alla presenza della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, del capo della polizia, Lamberto Giannini, e del direttore centrale dell’Anticrimine, Francesco Messina.
Nell’andamento degli omicidi di donne rispetto agli omicidi in genere è stata registrata una leggera diminuzione: se nel periodo gennaio-agosto 2020 le donne vittime di femminicidio erano il 48% di tutte quelle uccise, nell’analogo periodo del 2021 l’indice scende al 41%. Nel 72% dei casi l’autore è il marito o l’ex marito; in 1 caso su 2 ha usato un’arma da taglio; il 70% delle vittime era italiano. Sale il dato delle donne che lasciano figli piccoli: nel gennaio-agosto 2020 era del 25%, mentre nell’analogo periodo del 2021 del 31%; è del 40% con i dati rilevati prima della pubblicazione della brochure realizzata per l’iniziativa.
Il tasso più alto di donne che si rivolgono alle forze dell’ordine per le richieste di ammonimento per atti persecutori si registra nelle regioni del Sud, in particolare in Sicilia. E proprio per questo, da Catania, città scossa nel recente passato da alcuni gravi episodi di femminicidio, sottolineano dalla polizia, “è necessario dire basta”.
Il numero più alto di ammonimenti per violenza domestica si registra, invece, nelle regioni del Nord Italia. Aumenta di poco il numero delle recidive nei casi di violenza domestica: i soggetti denunciati successivamente all’irrogazione dell’ammonimento passano dal 7% al 9%; diminuiscono sensibilmente invece le recidive per atti persecutori: dall’11% al 6%. Nel 49% dei casi i soggetti ammoniti, sia per stalking che per violenza domestica, vivono o hanno vissuto con la vittima. Sul fronte della prevenzione nella violenza contro le donne il provvedimento maggiormente efficace continua a essere l’ammonimento del questore.
LA PREVENZIONE. Per il prefetto Francesco Messina “la sfida contro il femminicidio si gioca esclusivamente nel campo della prevenzione”. Si offre, però, anche una mano agli uomini maltrattanti, a coloro che agiscono violenza senza ancora sfociare in un reato più grave che richiede un intervento di polizia giudiziaria. La Polizia, grazie al protocollo Zeus, indica anche agli uomini un percorso utile per uscire dal ciclo della violenza, una strada per gestire la loro rabbia.
In un periodo storico caratterizzato da emergenze che hanno segnato la storia di tutto il mondo, la Polizia ha adattato il suo approccio operativo attualizzandolo con nuovi strumenti tecnologici, come l’app YouPol, che tuttavia non sostituisce – per i casi gravi – la chiamata al Numero di Emergenza Unico Europeo 112 e 113, soprattutto nei casi di pericolo imminente. 24 ore su 24 e per 365 giorni all’anno, questo numero è sempre attivo, però YouPol può aiutare le vittime e i testimoni di atti di violenza domestica a chiedere aiuto.
”Poche donne denunciano, ma siamo riusciti nel tempo a migliorare la situazione. Il profilo culturale incide pesantemente – ha detto il capo del Dipartimento anticrimine (Dac) della polizia, prefetto Francesco Messina -. Dobbiamo aiutare le donne a difendersi, dobbiamo accompagnarle in questo percorso e per far questo bisogna operare in sinergia’. Tutti gli attori della sicurezza, privati e pubblici, in questo ambito devono lavorare insieme. Non solo le forze dell’ordine, la magistratura, gli avvocati, i centri anti violenza, i medici, la formazione: tutti insieme per raggiungere il risultato di battere il fenomeno e poi pensare a una sua eradicazione”.
“Affrontiamo il tema della violenza di genere ben consapevoli della sua estrema gravità. Sappiamo che è una prerogativa assoluta, una battaglia di civiltà – afferma il capo della polizia, Lamberto Giannini -. Accettiamo questa sfida coscienti dell’elevata professionalità che le varie articolazioni dell’Amministrazione della pubblica sicurezza hanno maturato in questi anni. La sfida più grande che ci è attende è convincere ogni singola vittima, oggetto di violenza, a uscire dal silenzio”.
“Sapere di poter contare su poliziotti capaci – osserva Giannini – che ogni giorno accolgono le vittime con umanità, sapere di poter contare sul loro profondo senso del dovere, mi consente, infatti, di poter guardare negli occhi ogni singola donna, vittima di violenza, e di poterle dire: ‘Non sei sola’. È proprio nella preventiva analisi di ogni sintomo o segnale di criticità in materia di violenza di genere, che deve incentrarsi l’azione delle Forze di Polizia. In questa fase, infatti, i questori sono al centro di un contesto multi-attoriale in cui esercitano le loro attribuzioni e le loro prerogative esclusive per neutralizzare una minaccia che ogni giorno si manifesta in modo infido tra le mura domestiche; proprio in quel luogo dove invece dovremmo sentirci più protetti”.