di Alberto Cigalini.
Ci sono i tribunali, le carte bollate, i conti da quadrare. Le gravi incognite sul futuro. E poi c’è la magia del derby. Che per 90 minuti – almeno per 90 minuti – fa dimenticare il resto restituendo il calcio alla sua dimensione autentica, fatta di emozioni e passione. Di cuore.
Quel cuore che pulsa forte all’interno del Massimino, pieno come non lo si vedeva da tempo (9.239 spettatori a fronte di una capienza attuale di 9.700 posti). Lo stesso cuore che palpita all’unisono nelle curve, nelle tribune e sul campo facendo volare il Catania sull’onda emotiva di una gara che non sarà mai come le altre.
La grande classica di Sicilia si colora di rossazzurro. Con pieno merito. Il Palermo sarebbe la più quotata delle due contendenti, classifica alla mano, ma sul rettangolo di gioco la storia è un’altra. Se lo scorso anno anno erano stati i rosanero a interpretare meglio i due scontri diretti, stavolta sono gli uomini di Baldini ad essere sul registro giusto.
Aggressivo, lucido, compatto, il Catania fa di più e meglio degli avversari, sterili e contratti. Certo, se nelle tue file hai un fenomeno come Luca Moro la cosa aiuta. Il capocannoniere padovano non finisce di stupire: altri 2 sigilli che lo portano a quota 18 (e il girone d’andata non è neppure finito), la quarta doppietta stagionale, l’impressionante media realizzativa aggiornata a un gol ogni 60 minuti. Questi due, di gol, sono speciali come lo è la partita. Luca sa che il modo migliore di lasciare un segno a Catania è fare qualcosa di importante nel derby. A uno come lui basta dirlo, no? L’uno-due che decide la gara è servito. Prima un rigore trasformato con la proverbiale freddezza spiazzando Pelagotti e poi una prodezza da centravanti di razza con una gran giocata a buggerare Crivello e Marconi per il raddoppio che chiude i giochi.
Il doppio timbro di Moro, che nel finale sfiora pure la tripletta vedendo murato da Pelagotti il suo destro piazzato a tu per tu col portiere, dà senso e sostanza alla grande prestazione collettiva del Catania, che Baldini rimodula con il 4-3-3 rilanciando Pinto da laterale difensivo, Maldonado in regia e Biondi esterno alto d’attacco. Scelta particolarmente azzeccata, quest’ultima, perché Kevin, da buon catanese, approccia il match con intensità, applicazione e furore agonistico togliendosi anche lo sfizio di guadagnare il rigore che spacca la gara (intervento di Odjer) e sfiorando pure il gol con uno spunto da urlo con sterzata a far fuori Crivello e botta di destro deviata da Pelagotti.
Ma il Catania piace un po’ ovunque. I rossazzurri coprono bene il campo con Greco a fare da inesauribile incursore in mediana e una linea difensiva in crescita, attenta e decisa. Il Palermo, di converso, delude. Il 3-5-2 varato da Filippi con Accardi più difensivo a destra e Valente a spingere sulla sinistra è molle e inoffensivo: il terzetto arretrato è spesso in affanno; a centrocampo Odier e Dall’Oglio, due ex, non si fanno rimpiangere; in avanti non arrivano segnali di vita sino all’intervallo.
Gli uomini di Baldini, vicini al 2-0 con un diagonale di Russini un istante prima del riposo e tornati in campo nel secondo tempo con Ercolani al posto dell’infortunato Claiton al centro della difesa, hanno più gambe e lucidità e lo dimostrano tenendo botta anche nel momento più difficile dell’incontro, quel quarto d’ora scarso della ripresa che intercorre tra l’espulsione di Russini, autore di una buona prova ma ingenuo nell’intervento falloso su Brunori a centrocampo che gli costa il secondo giallo, e quella di Almici, ancora più improvvido nello strattonare un raccattapalle che tardava nella restituzione della sfera. Fase non sfruttata dal Palermo, che in avvio ripresa aveva offerto qualche sintomo di risveglio con l’ingresso di Silipo cercando la porta di Stancampiano con un mancino del nuovo entrato e una mezza rovesciata di Soleri su sponda di Almici con palla d’un soffio a lato.
Poco per legittimare l’aggancio a un Catania nel frattempo sistematosi con una doppia linea di 4 giocatori, rimodulata con l’innesto (positivo) di Izco e Provenzano in mezzo e quindi puntellata dall’inserimento di Zanchi con il solo Moro a fare da riferimento in avanti. In dieci contro dieci, poi, la sentenza del solito Moro e, nel concitato e nervoso finale, un’altra espulsione tra gli ospiti (Luperini, per fallo da tergo su Provenzano), indicativa della frustrazione rosanero per l’incompiutezza di una prova deludente.
Finisce con i rossazzurri a fare il giro dello stadio tra una pioggia di applausi. Da domani sarà di nuovo tempo di conti, assemblee dei soci, trattative. Oggi, però, Catania vuole solo fare festa. Con la speranza – urlata e non sottaciuta – che ce ne possano essere tante altre.
CATANIA-PALERMO 2-0
Catania (4-3-3): Stancampiano 6; Calapai 6.5, Claiton 6 (1′ st Ercolani 6), Monteagudo 6.5, Pinto 6; Rosaia 6.5 (42′ st Albertini sv), Maldonado 6 (18′ st Izco 6.5), Greco 7 (18′ st Provenzano 6); Biondi 7 (25′ st Zanchi 6), Moro 8, Russini 5.5. In panchina: Sala, Pino, Ropolo, Cataldi, Russotto, Sipos, Piccolo. Allenatore: Baldini 8
Palermo (3-5-2): Pelagotti 6.5; Buttaro 5.5 (9′ st Almici 4), Marconi 5, Crivello 5; Accardi 5.5, Dall’Oglio 5 (9′ st Luperini 4.5), De Rose 5, Odjer 4.5 (1′ st Silipo 6), Valente 5.5 (26′ st Floriano 5.5); Brunori 5, Soleri 5.5. In panchina: Massolo, Peretti, Lancini, Perrotta, Doda, Giron, Fella. Allenatore: Filippi 5
Arbitro: Rutella di Enna 5.5
Reti: 23′ pt Moro (rig), 40′ st Moro.
Note: spettatori 9.239 (1.034 abbonati, 8.205 spettatori muniti di biglietto). Incasso: 95.286 euro. Presente il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli. Nel primo tempo malore per un tifoso in curva nord. Espulsi: Russini per doppia ammonizione, Almici per comportamento non regolamentare, Luperini per gioco falloso. Ammoniti: Odjer, Pinto, Claiton, Accardi, Russini, Soleri, Moro. Angoli: 2-0. Recupero: 1′; 5′.