Siglato l’accordo finale sul passaggio dei supermercati ex Coop al gruppo Radenza in Sicilia. Se Alleanza 3.0 ha infatti confermato che in sostanza non pagherà l’ultima settimana di lavoro, la nuova proprietà erogherà il 40 per cento del residuo di ferie e permessi. Il percorso di cessione infatti prevede che dal 25 al 31 dicembre i lavoratori saranno ancora dipendenti di Alleanza 3.0, che li collocherà in ferie. Ma la maggioranza di loro non ha più ferie e permessi a disposizione, perché ha dovuto garantire la produttività dei punti vendita, e quindi si vedrà detratte dal Tfr le ore di lavoro. I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil spiegano però di avere raggiunto un accordo con Radenza chiudendo l’esame congiunto con esito positivo.
“È stato siglato un accordo con il Gruppo Radenza – spiegano le sigle per voce di Monia Caiolo, Mimma Calabrò e Marianna Flauto – che prevede il pagamento del 40% del residuo ferie e permessi negativo, che sarà preliminarmente trattenuto da Coop con le spettanze di fine rapporto per chi ne abbia fatto richiesta. Viene inoltre confermato il trasferimento di ramo d’azienda con il mantenimento dei diritti acquisiti, come il livello, superminimi, forfettizzato, scatti anzianità”.
I 12 negozi chiuderanno il 24 dicembre ma l’azienda si è impegnata a fare lavorare per le attività propedeutiche alla cessione i dipendenti con residuo ferie e permessi negativo. Per quanti riguarda le riaperture si parte con i supermercati di Palermo, successivamente il 27 gennaio con i punti vendita Forum, Milazzo, Katane, poi il 10 febbraio Ginestre, Bronte, Torre, probabilmente entro marzo le Zagare mentre ancora non si conosce la data precisa per Ragusa. Il Presidente di Confimprese Palermo Giovanni Felice dice: “È la fine di un modello di colonizzazione della distribuzione che dietro il paravento della modernizzazione ha introdotto è sviluppato la costruzione dei centri commerciali in Sicilia. La fuga dei giganti della distribuzione alimentare dalla Sicilia pone alcuni quesiti sul perché del fallimento di questo modello. La scarsa capacita di spesa dei Siciliani? un modello di distribuzione storico più radicato che nel resto d’Italia? Un sistema di concorrenza più agguerrito o semplicemente una idea sbagliata di rete commerciale basata sull’egoismo e sulla convenzione che un sistema più ricco e potente potesse fare piazza pulita di una concorrenza debole e frastagliata. Forse un po’ di tutto ciò”.