BAGHERIA (PALERMO) – I carabinieri della compagnia e gli agenti di polizia del commissariato di Bagheria hanno eseguito un’ordinanza cautelare in carcere nei confronti di quattro persone, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, trasporto, cessione, commercio e vendita di droga. Nell’inchiesta, coordinata dal Procuratore Salvatore De Luca della Dda, sono indagate altre 25 persone nei confronti delle quali si sono stati eseguiti decreti di perquisizione. Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Palermo.
Le indagini sono andate avanti dal 2016 al 2018 e hanno permesso di scoprire una base di spaccio a Bagheria dove veniva venduta cocaina, eroina e hashish nelle province di Palermo e Trapani. I 4 destinatari dell’ordinanza cautelare, a metà settembre 2021, erano già stati arrestati nell’ambito dell’indagine Persefone, sempre coordinata dalla Dda, in esecuzione di un’altra misura cautelare per associazione per delinquere di tipo mafioso, finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e vendita di armi clandestine, estorsione, lesioni personali aggravate, reati tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose. L’indagine era partita da una violenta rapina a un anziano compiuta a Bagheria. Nel corso dell’attività erano già state arrestate quattro persone in flagranza di reato e sequestrati circa 110 grammi di cocaina e 170 grammi di eroina.
I due gruppi di spacciatori che gestivano il traffico di droga secondo la tesi dell’accusa avrebbero “raggiunto un tale grado di coesione criminale da non ammettere ‘dissensi interni’, che sarebbero stati soffocati sul nascere anche quando sono state espresse critiche nei confronti della scelta di coinvolgere anche minorenni nell’attività di spaccio”. I gravi indizi scaturiti dalle indagini, sottolineano carabinieri e polizia, chiarirebbero la rilevante portata dell’attività di spaccio e confermerebbero che l’antica rotta della droga tra le province palermitane e trapanesi sarebbe sempre particolarmente attiva. Attraverso costanti approvvigionamenti dalla vicina piazza palermitana, sostiene l’accusa, il sodalizio bagherese riuscirebbe non soltanto a rifornire al dettaglio pusher locali ma anche marsalesi e quindi a far giungere lo stupefacente anche in quella provincia, con consegne pure “a domicilio”.
In carcere sono finiti Nicolò Cannata, 35 anni; Giuseppe Cannata, 37 anni; Fabio Tripoli, 31 anni, e Antonino Bartolomeo Scaduto, 26 anni. Il gip Antonella Consiglio nell’ordinanza ha disposto anche il sequestro di tre auto e una moto nella disponibilità di Nicolò Cannata e due auto e una moto nella disponibilità di Giuseppe Cannata.