CREMONA – In esecuzione di un ordine di carcerazione un 48enne catanese, residente da qualche tempo a Cremona, è stato arrestato dai carabinieri perché deve scontare una condanna definitiva a 24 anni di reclusione per omicidio, detenzione illegale di armi e distruzione di cadavere per un delitto commesso l’8 marzo del 2015 a Paternò.
La condanna della Corte di assise di Catania, confermata dalla Corte di assise di appello e diventata definitiva il 9 dicembre scorso dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione, racconta di un omicidio spietato. La vittima è un 32enne ucciso con quattro colpi di pistola e poi bruciato dentro la sua vettura, ritrovata in fondo a un burrone nelle campagne paternesi.
Il movente: una relazione sentimentale intrecciata, poco prima della morte, con l’ex amante di un pregiudicato che secondo la ricostruzione investigativa non aveva accettato la fine della storia con la donna e non sopportava la sua frequentazione con il 32enne. Per questo motivo la notte dell’8 marzo ha inviato amici, tra i quali il 48enne arrestato a Cremona, in una spedizione punitiva culminata nel delitto.
Prima dell’omicidio il giovane era stato costretto, pistola alla tempia, a telefonare alla donna e a dirle che la storia era finita. Poi quattro revolverate con una 7,65. Il 48enne arrestato nella città lombarda era accusato di complicità nell’omicidio “perché non ha fatto nulla per impedire quella morte, partecipando anche all’occultamento del cadavere”.
Assieme agli altri ha scaraventato l’auto e il corpo in un burrone e con una tanica piena di carburante ha dato fuoco alla macchina con il corpo all’interno. Il pregiudicato autore materiale del delitto, invece, si era rifugiato in Francia, dove è stato arrestato sei mesi dopo su mandato di arresto europeo.