“Fino a metà dicembre le reinfezioni erano circa l’1% del totale dei casi notificati di Covid. Nelle ultime due settimane, anche se il dato è in fase di consolidamento, aumenta la percentuale delle reinfezioni che è salita al 2.4% nella settimana precedente e al 3.1% nell’ultima settimana. Quindi è verosimile che chi si è infettato con la delta, oggi si sta reinfettando con la omicron. Oggi è difficilissimo dire il contrario”. Così ha affermato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, a Radio 105.
“Il dato sui grandi numeri dice che a fronte di un tasso di reinfezione che è stato da agosto fino a due settimane fa all’1%, adesso è al 3%”. Quanto al picco, ha sottolineato, “quando avremo il picco è difficile dirlo. Al momento abbiamo la cocircolazione di due varianti, la più contagiosa che è la omicron e l’altra meno contagiosa che è la delta e nelle diverse regioni la prevalenza della circolazione delle diverse varianti è sostanzialmente diversa. Immaginare quando sarà il picco nazionale è impossibile dirlo perché potrà vedere situazioni regionali completamente diverse. In questo momento è importante vedere i segni di rallentamento della salita della curva e in questo momento purtroppo non lo stiamo vedendo”.
Tutti i governi, ha rilevato inoltre, “dovrebbero avere imparato che la ricetta giusta per fronteggiare il Covid è un mix di tempestività e flessibilità utilizzando gli strumenti a disposizione, però tenendo conto che il virus ci continua a sorprendere per la sua capacità di aggirare gli ostacoli. Se noi avessimo introdotto l’obbligo vaccinale all’inizio dell’autunno, se avessimo cominciato le terze dosi a tamburo battente a metà settembre invece che a novembre, se avessimo introdotto l’obbligo delle ffp2 a inizio dicembre quando cominciava a circolare la variante omicron, oggi verosimilmente saremmo stati un po’ meglio, però bisogna essere molto tempestivi e per essere tempestivi ci vogliono decisioni senza compromessi politici al ribasso perché purtroppo questi sono i risultati”.