“Sul fronte dell’industria in Sicilia giungono segnali preoccupanti che potrebbero costare all’isola oltre 10 mila posti di lavoro. E ciò che più allarma è che il ministro leghista Giorgetti giorno dopo giorno sposta il baricentro dell’iniziativa del governo nazionale al Nord”. Cgil, Fiom e Filctem siciliane sollecitano l’esecutivo regionale a “un’azione più incisiva affinché la Sicilia non sia condannata a restare fuori dai processi di sviluppo dell’apparato produttivo e possa cogliere le sfide della transizione ecologica uscendone con un’industria rafforzata e non distrutta per come si teme”.
Dall’esclusione delle riconversioni delle raffinerie dal Pnrr alla mancata reindustrializzazione dell’area ex Fiat di Termini Imerese fino allo stallo rispetto a quanto già previsto per Gela. Dal caso Intel, che avrebbe interesse a investire in Piemonte o in Lombardia escludendo la Sicilia, alla mancata partecipazione di Lukoil al bando sul termoutilizzatore nell’area industriale di Siracusa: Cgil, Fiom e Filctem mettono in fila le criticità, alcune delle quali proprio degli ultimi giorni.
E affermano: “Come può tutto questo passare inosservato a una classe dirigente nostrana che per interesse pare diventata leghista? Di questo passo – rilevano i sindacati – resteranno solo le macerie e recuperare sarà impossibile. Bisogna alzare le barricate contro un progetto antimeridionalista che rischia di sganciare la Sicilia definitivamente dal Paese e dall’Europa e contrastare le tendenze innescate dal ministero dello Sviluppo economico. Dal canto nostro siamo pronti a tornare in piazza”.