Addio a Stagno, raccontò lo sbarco sulla Luna

Il giornalista e documentarista aveva 92 anni

“Ha toccato! Ha toccato in questo momento il suolo lunare”: con questa frase il telecronista annunciò l’allunaggio mentre, dalle cuffie in cui sentiva il dialogo tra gli astronauti e la centrale di Houston, ascoltò i tecnici Nasa dire “Reached Land”.

È morto oggi Tito Stagno, giornalista e storico, documentarista, volto della Rai: aveva 92 anni e con lui restiamo senza l’ultimo protagonista della più travolgente emozione vissuta davanti alla tv da almeno tre generazioni di italiani, tutti a bocca aperta davanti allo schermo in bianco e nero alle 22 e 17 del 1969, per una maratona di 25 ore di trasmissione che la Rai trasmise sul primo canale nazionale, per l’allunaggio della missione Apollo 11.

Ruggero Orlando, che parlava da Nuova York, se ne andò nel 1994, poi Neil Armstrong, che fece l’ultimo passo sulla Terra nel 2012. In un’intervista all’Ansa Stagno raccontò quel momento cosi: “Tutto sommato facile anche se faticoso con tutto quello che ho fatto nella mia carriera”. L’uomo sbarcato sul quel mare di tranquillità è stato Neil Armstrong, ma per 30 milioni di italiani rimane la voce di Stagno, il giornalista della Rai che ha avuto il compito di raccontare, dallo studio 3 di Via Teulada, con i commenti del compianto Andrea Barbato (inviato da Huston il collegamento dalla sala stampa Ruggero Orlando), l’allunaggio. Una diretta interminabile che resta una pagina storica ancora oggi indelebile nel ricordo di chi la seguì.

Nato a Cagliari il 4 gennaio del 1930, Stagno si trasferì da giovanissimo con tutta la famiglia prima a Parma, poi a Pola. A soli 13 anni fece una brevissima esperienza nel mondo del cinema, partecipando al film di Francesco De Robertis “Marinai senza Stelle”. E nel 1959 tornò di nuovo sul grande schermo diretto dal regista Dino Risi che gli aveva affidato la parte di un giornalista televisivo nel film “Il vedovo” con protagonista Alberto Sordi. Ma la carriera di Stagno era iniziata prima, alla radio, precisamente tre anni dopo essersi iscritto alla facoltà di Medicina, nel 1949.

Nel 1954 vinse il concorso per telecronisti e l’anno dopo il direttore Vittorio Veltroni, papà di Walter, lo chiamò per entrare a far parte della squadra del telegiornale del Canale Nazionale. Le prime telecronache di Stagno furono tutti eventi importanti: iniziò con il commentare i giochi olimpici del ’56 per poi passare ai grandi appuntamenti politici e istituzionali che riguardavano anche la presenza di molti capi di Stato, da Papa Giovanni XXIII a Kennedy, da Nehru a Eisenhower. L’approccio con una telecronaca spaziale risale al 1961, quando fu chiamato a commentare il primo volo dell’astronauta sovietico Jurij Gagarin intorno alla Terra. Quindi la grande maratona dell’allunaggio. Così il 20 luglio 1969 Tito Stagno fu protagonista dell’indimenticabile diretta televisiva.

“Quel giorno – raccontava all’Ansa in occasione dei 50 anni del grande evento – faceva caldo a Roma, io e Andrea Barbato entrammo in studio alle due, cinque ore prima della trasmissione che sarebbe iniziata alle 19. La navicella con a bordo Aldrin e Armstrong si era appena distaccata dall’astronave dove era rimasto Michael Collins, e aveva cominciato a scendere. Io dovevo parlare per 10 minuti di fila al buio: sapevo bene cosa accadeva. Fino a quando mi sembrò di sentire “reach land”. E dissi: hanno toccato. Applausi in studio. Ruggero Orlando intervenne. Ma erano delle antenne con cui saggiava il suolo lunare per valutarne la pendenza che per prime avevano toccato il suolo, e io quelle avevo annunciato. La cosa buffa è che mentre noi parlavamo perdemmo l’annuncio di Armstrong “Houston, qui base Tranquillità, l’Aquila è atterrata”. Qualche secondo dopo il Lem spense i motori. Fu così che applaudimmo due volte lo sbarco sulla Luna. All’epoca non c’erano riprese in diretta e da Roma non si vedeva nulla. La preparazione è fondamentale e io di quella missione sapevo tutto: ero stato a Houston già nel ’66 e in precedenza mi ero occupato del lancio dello Sputnik nel ’57, poi delle missioni di Gagarin e la prima donna (Valentina Terekhova) nello spazio, così come la prima passeggiata spaziale di Alexey Leonov insomma nessuno aveva presente la questione più di me a Roma sull’argomento”.

Anche per questo Stagno era stato scelto, occorreva improvvisare, rischiare: come accadde in occasione del volo della Gemini 10, che doveva agganciare il satellite Agena: “Era il primo docking spaziale”. Prima dello sbarco e della diretta fu mandato a fare una sorta di full immersion preparatoria in America a visitare i posti dove si costruiva il futuro voluto da John Kennedy. E cosi si ritroverà a Huntsville, il regno di Wernher Von Braun. Per quanto lo riguarda, rivelò ancora nel corso di quell’intervista “ho fatto tanti viaggi, intervistato personalità mondiali, guardato le stelle, ma non amo poi alla fine moltissimo spostarmi, tanto meno mi sarei mai chiuso neanche da giovane in una navicella. Sto tanto bene sulla terra, a guardare le gambe delle donne, anche se ho avuto la fortuna di incontrare e sposare una donna bellissima più giovane di me di 10 anni, Edda, che mi ha detto sì quando aveva solo 19 anni”.

Stagno è stato anche inviato speciale al seguito delle grandi personalità del Novecento e responsabile della Domenica Sportiva, dal 1976 al 1995. Si è raccontato nell’autobiografia “Mister Moonlight – Confessioni di un telecronista lunatico”. Lascia l’amatissima moglie Edda.

scroll to top