CATANIA – I carabinieri del Nas di Catania hanno sequestrato oltre 20 tonnellate di prodotti alimentari scaduti e in grandissima parte con nuove etichette o riconfezionati per allungare nel tempo la loro ‘validità’ al consumo. Il riciclo alimentare illegale, secondo l’accusa, era gestito da una coppia cinquantenne, in passato al centro di analoghe indagini e che è stata denunciata in stato di libertà. Secondo gli investigatori, avrebbe congegnato un sistema di vendita sottobanco di migliaia di confezioni contraffatte. [fvplayer src=”https://vimeo.com/675772903″ splash=”https://i.vimeocdn.com/video/1369425076-81047ea95bbf4b668b0db8d6368fcfc00250a197cd6a013799a04a543b81803c-d_1920x1080?r=pad”]
I militari dell’Arma del Nucleo antisofisticazioni in un deposito hanno scoperto decine di migliaia di prodotti confezionati scaduti che ancora riportavano la vecchia etichetta. Erano snack alimentari, succhi di frutta e bibite: alimenti, ricostruiscono i carabinieri del Nas, facilmente smerciabili soprattutto con la vendita da parte di ambulanti. In un locale attiguo sono stati rinvenuti i macchinari e le attrezzature utilizzate per la contraffazione delle confezioni scadute, compresi un sigillatore automatico, una etichettatrice professionale, diverse bobine di etichette, inchiostri, sverniciatori e circa un migliaio di confezioni appena contraffate e con etichette che avevano una nuova data di scadenza, pronte per essere rimesse in vendita attraverso i normali canali commerciali.
L’indagine dei carabinieri del Nas di Catania è scaturita da operazioni di sequestro di prodotti dolciari scaduti, condotte durante le feste di Pasqua del 2021 nel centro della città e in un deposito alimentare dell’hinterland etneo. I militari dell’Arma hanno ricostruito i percorsi commerciali, rigorosamente sottobanco, di svariate tipologie di prodotti scaduti provenienti anche da altre province siciliane, che venivano sapientemente rietichettati e spesso anche riconfezionati, difficilmente distinguibili dai prodotti originali. Il blitz ha interessato diversi siti dislocati nell’area nord dell’hinterland catanese.
“Tolleranza zero verso chi attenta alla salute delle persone smerciando prodotti scaduti e rietichettati. È un crimine gravissimo”, ha affermato in una nota Coldiretti Sicilia, che plaude all’operato dei carabinieri del Nas di Catania. “Il Nas – osserva l’associazione – ha ricostruito una rete sottobanco di svariate tipologie di prodotti provenienti anche da altre province siciliane, che venivano spesso anche riconfezionati, difficilmente distinguibili da quelli originali. Le oltre 20 tonnellate di merce sequestrate mostra chiaramente quanto sia imponente il sistema che oltre che alla salute, va a discapito anche dell’imprenditoria sana che sul sistema agroalimentare ha investito”.
“La criminalità ha compreso la strategicità del settore in tempo di crisi economica perché – continua Coldiretti Sicilia – consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana della persone. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza, il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine”.
“Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione – conclude Coldiretti Sicilia – le agromafie, il cui valore a livello nazionale supera i 24,5 miliardi, impongono l’utilizzo di specifiche ditte di trasporti o la vendita di determinati prodotti agli esercizi commerciali che, a volte, approfittando della mancanza di liquidità, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilità di capitali”.