SAN GREGORIO (CATANIA) – “Ci sono 300 milioni di euro stanziati affinché i beni confiscati possano essere utilizzati: recuperarli, ristrutturali e affidarli al godimento sociale, alle amministrazioni e alle associazioni. Ci sono le risorse e non ci sono più pretese. Questa abitazione è stata confiscata definitivamente 23 anni fa e il fatto che ancora siamo qui è segno di una sconfitta”. C’era anche il presidente della commissione regionale Antimafia Claudio Fava alla manifestazione promossa da I Siciliani giovani e dall’Arci davanti alla casa confiscata a San Gregorio allo storico capomafia Benedetto Santapaola, e non assegnata.
In quell’immobile l’1 settembre del 1995 l’allora ‘pentito’ Giuseppe Ferone, rientrato di nascosto dall’abitazione protetta in cui viveva nel Lazio, uccise Carmela Minniti, moglie del capomafia Nitto Santapaola per vendicare gli omicidi del padre e del figlio. “L’occasione che adesso abbiamo – ha detto Claudio Fava – è quella di recuperare i beni confiscati e restituirli a questo paese, alla società civile. Trasformarli, finalmente – ha spiegato Fava – in qualcosa di positivo, di vivo: la morte che diventa vita. E tutto questo vale soprattutto per questa città, per Catania, per questa palazzina. Da questa palazzina Nitto Santapaola ha governato e deciso il destino di decine di centinaia di esseri umani. Da qui sono partiti ordini di morte. Non si tratta soltanto di rallegrarsi perché Santapaola è in carcere e la sua dimensione mafiosa non è più potenza, come lo abbiamo conosciuto in passato, ma che questi beni restituiti alla vita sono la sconfitta definitiva di quella cultura mafiosa e un segno che quel tempo è finito”.
All’iniziativa hanno partecipato anche Cgil e Fillea di Catania: “Ai sindaci – hanno detto i sindacati – oggi segnaliamo che sono circa 2.000 gli immobili confiscati per mafia e disponibili nel Catanese, la collettività potrebbe goderne presto. Per i Comuni c’è tempo sino al 28 febbraio per sfruttare la possibilità di ottenere i fondi per la ristrutturazione messi a disposizione tramite i bandi promossi dall’Agenzia per la coesione. Non si possono perdere occasioni come queste”.
“Siamo grati a I Siciliani e ad Arci per questa campagna di grande valore civile anti mafioso – affermano i segretari della Fillea Cgil, Vincenzo Cubito, e della Camera del lavoro, Carmelo De Caudo -, è necessario sapere che ancora nel 2022 non tutti i Comuni vengono messi a conoscenza dei beni confiscati nelle loro disponibilità. Rimetterli in sesto, adesso, è una grande occasione anche per i lavoratori edili che potranno partecipare ad una nobilissima operazione sociale senza aumentare le cubature di cemento”.
Cgil e Fillea chiedono ai Comuni etnei e agli enti preposti alla gestione di beni di avviare subito un tavolo di concertazione per la fase della loro destinazione che “potrebbe essere finalizzato a uso davvero importanti, quali gli alloggi di assistenza ai senza tetto, edilizia residenziale pubblica, case famiglia anche per donne vittime di violenza”.