Un lungo intervento, durante il quale parla di legislatura e di impegni. Poi le contestazioni dell’opposizione. E’ un pomeriggio movimentato, quello vissuto all’Ars dal governatore siciliano Nello Musumeci. “Il voto anomalo espresso in quest’aula – dice – è stato frutto di una autonoma iniziativa o esprime un disagio verso un governo che non appare più rappresentativo della maggioranza? O esprime un segnale di insofferenza verso chi presiede questo governo e quindi se ci sono le condizioni per continuare? E’ da qui che è partita la verifica di governo con i partiti, offrendo loro la possibilità anche di azzerare la giunta, di modificarla o anche di tirarsi fuori. Da parte mia non un segno di sfiducia verso gli assessori, il mio è stato un gesto di rispetto verso le forze politiche del centrodestra”.
Il dibattito è stato richiesto dalle opposizioni, dopo che il presidente aveva ipotizzato l’azzeramento della giunta alla luce del voto per i grandi elettori del capo dello Stato. La verifica con i vertici della coalizione, spiega Musumeci, “ha portato un risultato: nessuno ha chiesto la sostituzione della propria rappresentanza in giunta e tutti hanno detto di volere lavorare fino all’ultimo giorno della legislatura. Ne ho preso atto con piacere: quel voto dunque non è stato frutto di scelte politiche dei partiti”.
“Sarebbe da ipocrita – aggiunge il presidente – negare che in questa legislatura non ci siano state fibrillazioni tra l’Assemblea e il governo, degenerate a volte in pregiudizio ideologico da parte delle opposizioni e non solo, e in qualche caso un pregiudizio personale”.
Quindi Musumeci elenca impegni segnati nella sua agenda fino ad aprile: “La legge di stabilità e il bilancio 2022, il Pnrr e la nuova programmazione dei fondi Ue 2021-27. Mancano solo sette mesi alla presentazione delle liste regionali e circa due mesi alla formalizzazione delle candidature per le amministrative, compresa Palermo: certamente un lasso di tempo non ampio ma a volte l’avarizia del calendario può essere neutralizzata dall’impegno e dalla passione di ciascuno di noi. Saranno mesi di intenso lavoro per tutti. Dovremmo sperare di trovare il tempo per affrontare leggi di riforma, come quella dei rifiuti, dei consorzi di bonifica, della forestale: alcuni di questi disegni di legge sono stati licenziati dalle commissioni di merito, da parte del governo si ribadisce la massima e doverosa disponibilità e sono convinto che ognuno di noi farà la propria parte”.
Al termine dell’intervento scatta il contrattacco delle opposizioni: “Presidente, la verità è che lei ha fatto tutto da solo, e da solo si è cacciato nel baratro. Si dimetta, e torniamo al voto”, dice il capogruppo del Misto, Danilo Lo Giudice di Sicilia Vera, il movimento di Cateno De Luca (che ha “prenotato” una sala di Palazzo dei Normanni per ufficializzare martedì prossimo in conferenza stampa la sua candidatura alla presidenza della Regione alle elezioni d’autunno). Anche Nuccio Di Paola, capogruppo del M5s, sollecitato Musumeci a dimettersi, mentre Claudio Fava (Centopassi) e Anthony Barbagallo (Pd) ricordano che il governatore, dopo l’esito del voto per i grandi elettori del capo dello Stato, ha apostrofato i deputati come “scappati di casa, sciagurati e traditori”.
Al governatore spetta poi la controreplica: “Nessuno vuole andare a casa in anticipo, tranne che non lo voglia il Parlamento che si assume la responsabilità di questa decisione, ma se tutti vogliamo lavorare con buona volontà credo che abbiamo la possibilità nei prossimi sette mesi di portare a consuntivo iniziative che saranno utili a questa terra per uscire dal pantano. Mi sono scusato per le parole andate oltre la mia volontà e questo lo fanno le persone coraggiose e per bene. Ho tanti difetti ma quest’aula può dire ad alta voce che questo presidente, come tanti altri prima di me, è una persona per bene. Se sono inadeguato o inadatto lo diranno i siciliani ma questa squadra di governo ha fatto quello che si poteva fare in una condizione di estrema difficoltà”.