AGRIGENTO – La Squadra mobile di Agrigento ha eseguito il fermo di un egiziano di 38 anni che è indiziato di essere lo scafista che ha guidato il 25 gennaio scorso l’imbarcazione con 287 migranti, provocando la morte per ipotermia di 7 giovani bengalesi. L’ indagato, la cui posizione verrà sottoposta al vaglio del gip di Agrigento, dovrà rispondere di favoreggiamento della immigrazione clandestina e di omicidio colposo plurimo. I 7 bengalesi furono costretti a viaggiare in condizioni disumane: 3 vennero trovati morti, sul natante, dai militari della guardia di finanza nell’esatto momento in cui l’imbarcazione fu agganciata, altri 4 morirono prima di giungere, nonostante i soccorsi, a Lampedusa.
Il “carico umano”, secondo quanto ricorda il procuratore capo Luigi Patronaggio, era partito dalle coste libiche ed era stato affidato a “professionisti” egiziani. Le salme dei 7 bengalesi morti assiderati, mentre tentavano di arrivare a Lampedusa, si trovano ancora nella camera mortuaria del cimitero comunale Piano Gatta di Agrigento. Sono in corso le procedure di rimpatrio, ma non si sa ancora quando le bare lasceranno il capoluogo. All’inizio del mese, l’ambasciatore della Repubblica popolare del Bangladesh, Md Shameem, è stato accolto dal prefetto Maria Rita Cocciufa. L’ambasciatore ha anche ringraziato il questore di Agrigento, Rosa Maria Iraci, per l’alta professionalità mostrata dal personale di polizia giudiziaria che ha condotto all’individuazione di tutte le vittime e alla relativa attribuzione delle esatte generalità.
I poliziotti hanno eseguito anche due ordini di carcerazione nei confronti di tunisini, giunti irregolarmente nel territorio dello Stato, il primo condannato per i reati di violenza sessuale, atti persecutori, minacce; l’altro per falso contro la fede pubblica. I tre nordafricani sono stati portati al carcere di Agrigento.