di Alberto Cigalini
La cosa migliore arriva alla fine. Il Catania ha appena perso la sua terza partita casalinga di fila capitolando con il Picerno e i tifosi della nord chiamano i rossazzurri e il tecnico Baldini, pur squalificato, sotto la curva. Non per contestarli o fischiarli, ma per applaudirli e incoraggiarli. Perché questi ragazzi lo meritano. Anche in una serata opaca, anche se la classifica è tutt’altro che tranquillizzante.
Mentre l’asta per rilevare il ramo calcistico d’azienda va deserta e il futuro del club – già fallito – è sempre più a rischio, Claiton e compagni provano a tenere in piedi ciò che resta di questi colori. A volte va bene, come contro la Turris. Stavolta va male. Oltre i demeriti, peraltro, di una formazione che sembra accusare il colpo dell’ennesima cattiva notizia extra calcistica e patire l’assenza a bordo campo del temperamento del suo allenatore, rimpiazzato dal vice Mularoni.
Nel clima surreale del Massimino, condizionato da quanto (non) accaduto il giorno prima, il Catania paga a caro prezzo una nuova disattenzione difensiva: Parigi svetta tra Albertini e Claiton sul cross di Finizio, la palla finisce sulla traversa e poi sulla testa di Reginaldo, ex di turno, per il più comodo dei tap in. Errore di reparto evitabile, ma riparabile con oltre 75 minuti a disposizione.
I rossazzurri, però, non sono quelli visti all’opera domenica scorsa. Intensità e brillantezza offensiva sono inferiori agli standard abituali e altrettanto vale per alcuni elementi chiave. In primis Luca Moro, che in avvio di ripresa manda alle stelle da pochi passi un pallone respinto da Viscovo su tiro ravvicinato di Sipos, imbeccato da Zanchi. Palla gol costruita da due nuovi innesti buttati nella mischia dopo l’intervallo per passare dal 4-3-3 iniziale al più offensivo 4-2-4 col doppio centravanti e due esterni d’attacco come Russini e Piccolo.
Nel primo tempo il Catania aveva già costruito due nitide occasioni per pareggiare con Piccolo (destro sul primo palo respinto da Viscovo a conclusione di uno spunto sulla trequarti) e Simonetti (miracoloso salvataggio in scivolata di Guerra sul destro a botta sicura del centrocampista, servito da un traversone basso di Pinto). Il resto è possesso palla sterile dei rossazzurri, che rischiano nulla lasciando Sala inoperoso ma non trovano il lampo in avanti finendo con l’insistere sin troppo sul lancio lungo e non andando oltre qualche tentativo dalla distanza e un paio di piazzati senza esito di Russotto.
Quanto basta, comunque, per parlare di risultato troppo severo per i padroni di casa. Che avrebbero meritato almeno un pareggio. E che meritano qualcuno in grado di garantire un futuro a questi colori. “Nulla rimanga d’intentato, il Catania deve essere salvato”, recitava uno striscione esposto nel secondo tempo in curva nord. Chi vuole intendere, intenda.
CATANIA-PICERNO 0-1
Catania (4-3-3): Sala 5.5; Albertini 5.5, Claiton 5.5, Lorenzini 6, Pinto 5.5 (1′ st Zanchi 6); Simonetti 5.5 (1′ st Sipos 5), Rosaia 5.5 (43′ st Bianco sv), Greco 6.5; Piccolo 5.5 (14′ st Russotto 5.5), Moro 5, Russini 5.5 (32′ st Biondi sv). In panchina: Stancampiano, Coriolano, Pino, Ercolani, Monteagudo, Ropolo, Izco. Allenatore: Mularoni (Baldini squalificato) 5.5
Az Picerno (4-4-2): Viscovo 6.5; Finizio 6.5, De Franco 6.5, Allegretto 6.5, Guerra 6.5; De Cristofaro 6 (36′ pt D’Angelo 6), Dettori 6, Pitarresi 6 (35′ st De Ciancio sv), Carrà 6 (15′ st Garcia Rodriguez 6); Parigi 6 (15′ st Gerardi 6), Reginaldo 6 (15′ st Vivacqua 6). In panchina: Albertazzi, Vanacore, Alcides Dias, Setola, Viviani, Esposito, Di Dio. Allenatore: Colucci 6.5
Arbitro: Bonacina di Bergamo 6
Rete: 16′ pt Reginaldo
Note: spettatori 2.923 (1.776 paganti, 1.147 abbonati), incasso 10.332 euro. Ammoniti: De Cristofaro, Moro, Pinto, Finizio, Reginaldo. Angoli: 2-1. Recupero: 1′; 4′.