Il caro mangimi e la difficoltà a reperire i fertilizzanti sta mettendo in ginocchio le aziende agro e zootecniche siciliane. A incidere nel tessuto produttivo ed economico siciliano è l’aumento dei costi dei mangimi che sono composti in gran parte da materie prime provenienti da Russia e Ucraina. “Oggi purtroppo ci troviamo di fronte a un’emergenza sconcertante che riguarda l’approvvigionamento delle materie prime – commenta Santi Giaconia, ad di una nota azienda agricola delle Madonie”. Un’emergenza iniziata ancor prima del conflitto russo-ucraino. “Oggi con il confitto in corso la situazione è precipitata, il 30% del grano mondiale arrivava dalla Russia e dall’Ucraina ma anche i fertilizzanti, necessari per avere un raccolto copioso e di qualità, arrivano, nella stragrande maggioranza dei casi, da questi Paesi in guerra”.
“Fino a pochi anni fa – aggiunge – ci sono stati erogati dei sussidi pur di lasciare incolti o a riposo i nostri campi ed oggi ci troviamo a dipendere quasi totalmente da questi Paesi, senza avere neppure il tempo di riorganizzarci. Infatti la preoccupazione più grande riguarda il futuro. Questi paesi che ci fornivano materie prime a causa della situazione attuale quasi sicuramente non potranno seminare i campi e, anche volendo coltivare i terreni siciliani in passato a riposo, non si potrà mietere prima dell’estate del 2023, il che vuol dire che non ci sarà solo il problema del rincaro della materia prima ma questa potrebbe non essere reperibile affatto”.