Ha confessato Massimo Cannone, il marito di Naima Zahir, la 45enne originaria del Marocco uccisa tre giorni fa nella loro abitazione di Lentini. L’ha uccisa lui, con due coltellate alla gola, forse al culmine dell’ennesima discussione, mentre la donna era a letto e stava leggendo una rivista. Cannone, ex tossico, dipendente da alcol e cocaina, ha raccontato agli investigatori che l’hanno messo sotto torchio per tutta la notte, dopo il fermo di ieri sera, come si sentisse oppresso dalla moglie che lo controllava per le frequenti ricadute nella dipendenza: “Non mi faceva uscire, era anche gelosa”. Cannone è stato arrestato e portato in carcere.
Anziché chiamare il personale medico per soccorrere la moglie, Cannone sarebbe andato a bere una birra per poi tornare nell’appartamento quando i soccorsi erano già sul posto. E’ una delle incongruenze evidenti che non hanno convinto gli inquirenti che hanno deciso di fermare Cannone. “La brutalità e l’efferatezza dell’episodio delittuoso sono stati rivelati grazie alle attività investigative di carattere tecnico dalla squadra del Gabinetto regionale di polizia Scientifica che hanno permesso di evidenziare fin da subito – spiegano gli investigatori – che la scena del crimine era stata inquinata”. Secondo la versione fornita dall’uomo, lui avrebbe “prima di ogni cosa, dato una ripulita alle tracce ematiche conseguenti ai colpi che la moglie si sarebbe auto-inferta. Ancor più anomalo il comportamento tenuto dopo il rinvenimento del cadavere della moglie. Anziché chiamare il personale sanitario, il marito sarebbe andato a bere una birra”. Secondo la Procura di Siracusa il tappezziere stava progettando di darsi alla fuga.
Cannone ieri in esclusiva ai microfoni dei telegiornali di Antenna Sicilia e Telecolor aveva continuato a proclamarsi innocente.
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