PALERMO – Per oltre due anni la madre, dalla trasmissione Chi l’ha visto, ha lanciato un appello disperato per avere sue notizie. Il dubbio che al figlio fosse successo qualcosa di grave l’ha sempre avuto. Oggi la conferma e gli arresti. Carlo Domenico La Duca, agricoltore 37enne, sarebbe stato ucciso e il suo corpo sarebbe stato fatto sparire. Del delitto e dell’occultamento del cadavere sono accusati la moglie, Luana Cammalleri, e l’operaio Pietro Ferrara, il migliore amico della vittima che con la donna aveva una relazione.
Un giallo che sembra la trama di un film su una coppia diabolica. Ma, dicono gli investigatori, dietro all’omicidio non ci sarebbe il sogno di coronare una love story ostacolata dalla presenza del terzo incomodo, bensì il timore della donna di perdere la casa in cui viveva coi figli. Un casolare, nelle campagne di Cerda, nel palermitano, di proprietà di La Duca che Luana avrebbe dovuto lasciare dopo la separazione dal marito.
Vittima e presunta assassina erano ormai ai ferri corti da tempo, tanto da aver avviato in tribunale le pratiche della separazione. La Duca aveva anche trovato una nuova compagna. All’idea di porre fine al matrimonio la coppia era giunta dopo mesi di liti violente che avevano coinvolto anche la madre della vittima. Durante una discussione con la suocera Luana le aveva stretto attorno al collo il filo del telefono di casa. L’anziana l’aveva denunciata e la donna era finita sotto processo per minacce. Proprio Il giorno prima che La Duca sparisse si era celebrata una udienza del processo nato dalla querela.
Nonostante le tensioni La Duca, la moglie, la madre e i figli vivevano tutti nella stessa casa. La suocera e il figlio al piano superiore, la Cammalleri e i ragazzi in quello di sotto. E proprio nelle campagne vicine al casolare di famiglia i carabinieri stanno scavando alla ricerca del cadavere.
A Luana e all’amante i carabinieri sono arrivati grazie a intercettazioni, analisi dei tabulati, immagini dei sistemi di videosorveglianza, racconti di testimoni. Secondo gli inquirenti i due, che comunicavano attraverso cellulari con sim riservate, dopo avere pianificato l’omicidio, hanno attirato la vittima a Palermo nel terreno di proprietà dell’arrestato e l’ hanno uccisa. Poi hanno portato la sua auto a circa 12 chilometri di distanza dal luogo del delitto per depistare le indagini.
Le prove trovate hanno anche permesso di demolire gli alibi che i due avevano creato nel corso del tempo per tentare di allontanare l’attenzione degli inquirenti. Diversi testimoni hanno raccontato che La Duca negli ultimi tempi era preoccupato. Nei mesi precedenti all’omicidio qualcuno aveva ucciso i suoi cani. L’uomo avrebbe rivelato ad amici il timore che si fosse trattato di una intimidazione. Mai, però, avrebbe espresso dubbi sulla fedeltà dell’amico.