Le forze militari russe hanno preso il controllo della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, dopo una notte di angoscia per i possibili rischi derivanti dal bombardamento dello stabilimento, denunciato dal presidente Zelensky come un atto di “terrore nucleare”.
Il secondo round dei colloqui diretti fra Ucraina e Russia sulla frontiera con la Bielorussia si è chiuso con un nulla di fatto, tranne una intesa sull’apertura di corridoi umanitari per evacuare i civili dalle città, sotto il fuoco dei bombardamenti. Secondo le autorità ucraine stamane “il personale operativo sta monitorando le condizioni delle unità di potenza” della centrale, dopo che è stato domato l’incendio scoppiato nella notte, senza che si siano registrate vittime o fughe radioattive.
L’attacco a Zaporizhzhia ha causato forte allarme nel mondo intero durante la notte: tanto Kiev come l’agenzia atomica dell’Onu (Aiea) e il presidente americano Joe Biden, hanno chiesto a Mosca di sospendere le operazioni militari intorno alla centrale. Il premier britannico Boris Johnson ha detto di voler convocare d’urgenza il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Convocate per oggi riunioni d’emergenza dei ministri degli Esteri di Nato, G7 e Ue sull’Ucraina. Alla riunione europea ci sarà anche il segretario di Stato americano Blinken. “Stiamo lavorando per portare Putin al tavolo”, afferma il ministro degli Esteri Di Maio. Oltre alle operazioni militari sul terreno, continua anche la cyber-guerra lanciata dagli hacker contro Mosca. L’agenzia spaziale russa Roscosmos ha denunciato essere stata vittima di un “massiccio attacco” ai suoi server durante la notte scorsa, informando che oggi la funzionalità del sito è stata ripristinata.
Intanto a Mosca il Parlamento ha approvato una modifica del Codice penale, per contenere la diffusione di “fake news” sulle operazioni dell’esercito russo. La nuova legge, approvata dalla Duma all’unanimità, introduce la responsabilità criminale per la diffusione di false informazioni sulle forze armate russe e prevede, in base alla gravità del reato, multe e anche pene di prigione (si rischiano fino a 15 anni di carcere). Inoltre, il governo russo ha ristretto l’accesso a numerosi media indipendenti – compresi i siti della Bbc, dell’agenzia indipendente Meduza, della tedesca Deutsche Welle e del sito web in lingua russa fondato dagli Usa Radio Free Europe/Radio Liberty, Svobod – misura che si aggiunge alla chiusura nei giorni scorsi di emittenti e testate che criticano l’invasione dell’Ucraina.