Dopo i bombardamenti della notte scorsa, che hanno colpito vari centri ucraini tra cui quello di Mykolaiv, provocando incendi in numerosi edifici residenziali, l’esercito russo annuncia che stamattina cesserà il fuoco per consentire i corridoi umanitari da diverse città. I corridoi, spiega il ministero della Difesa russo, saranno aperti dalle 10 (ora di Mosca, le 8 in Italia), da Kiev, Mariupol, Kharkiv e Sumy, così come “richiesto del presidente francese Emmanuel Macron”. Un corridoio, dichiara il Centro di coordinamento dell’Agenzia russa per la risposta umanitaria citato dalla Tass, offrirà l’evacuazione dei civili da Kiev attraverso Gostomel, Rakovka, Sosnovka, Ivankov, Oranoye, Chernobyl, Gden (Bielorussia) e Gomel, per poi procedere verso la Russia con degli aerei.
L’uscita da Mariupol sarà invece organizzata lungo due vie: la prima coinvolgerà le città di Novoazovsk e Rostov-on-Don, dalle quali i civili verranno presi con aerei, treni e auto e portati verso punti di destinazione selezionati o centri di sistemazione temporanea. La seconda lungo Mariupol, Portovskoye, Mangush bypassando Nikolskoye, Respublika, Rozovka, Bilmak, Pologi, Orekhov, Zaporozhye. Da Kharkiv, gli evacuati saranno prelevati da Nekhoteyevka e Belgorod, da dove i civili verranno trasportati sempre con aerei, treni e auto. Da Sumy saranno condotti a Sudzha e a Belgorod. Un secondo corridoio passerà attraverso Sumy, Golubovka, Romny, Lokhvitsa, Lubny, Poltava.
Ma dalle drammatiche notizie sul fronte di guerra in Ucraina, ne arriva una bella, che dà un po’ di speranza: una coppia di riservisti ucraini si è sposata ieri a un posto di blocco di Kiev dopo 20 anni di convivenza. “Il regalo che vorrei fargli – commenta il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko – è quello di far tornare la pace”. Intanto, si rafforza il muro della sanzioni anti-Mosca. E mentre Gran Bretagna e Usa, sostenuti da Canada, Australia e Nuova Zelanda, chiedono all’Interpol “l’immediata sospensione dell’accesso della Russia a tutti i sistemi” dell’organizzazione che riunisce 194 Paesi membri, come afferma il ministro dell’Interno britannico Priti Patel, il primo ministro australiano, Scott Morrison, sollecita la Cina a condannare la guerra contro Kiev. “Nessun Paese avrebbe un impatto maggiore della Cina in questo momento sulla violenta aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina”, spiega Morrison.
La Borsa di Tokyo chiude in sostenuto calo, con l’indice di riferimento al minimo in 16 mesi, per i timori di un crescente rialzo delle quotazioni del greggio (arrivate ai massimi in 13 anni) dopo le discussioni tra Ue e Usa sulla possibilità di porre un divieto all’import di petrolio e gas dalla Russia. Il Nikkei cede il 2,94%, a quota 25.221,41, con una perdita di 764 punti. E sul fronte del petrolio situazione critica anche in Libia dove la Compagnia libica (Noc) sospende la produzione in due grandi giacimenti, quelli di Sharara e al-Feel, dopo che un gruppo armato ha “chiuso le valvole che trasportavano il greggio”.