Sul personale impiegato nell’emergenza Covid “abbiamo fatto un passo avanti importante con l’atto di indirizzo che ho presentato al Parlamento siciliano”, afferma l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza. Il provvedimento riguarda la stabilizzazione e la proroga dei contratti di 9 mila persone.
“Adesso i prossimi step sono l’uscita dallo stato d’emergenza e la gestione della pandemia nella speranza di poterne uscire definitivamente il prima possibile”, aggiunge l’assessore.
Dal Pd arrivano però le critiche. “Abbiamo chiesto la proroga di tutti gli operatori sanitari ed amministrativi che stanno operando in Sicilia per l’emergenza Covid, mentre nella circolare illustrata dall’assessore Razza ci sono aspetti poco convincenti che rischiano di trasformare questa vicenda in una maionese impazzita”, dicono il capogruppo Giuseppe Lupo ed i componenti della commissione sanità dell’Ars, Antonello Cracolici e Giuseppe Arancio.
“I dubbi che abbiamo esposto nel corso della riunione della commissione – aggiungono i parlamentari del Pd – riguardano la diversità di trattamento per le diverse figure interessate. La circolare indica infatti per le figure sanitarie, medici specializzati e non specializzati, infermieri ed operatori sociosanitari, per i quali è prevista una proroga fino al 30 giugno, nella prospettiva di una ulteriore proroga fino al 31 dicembre 2022 per poi avviare le procedure di stabilizzazione. Per gli specializzandi, ovvero coloro che frequentano gli ultimi due anni delle scuole di specializzazione, la proroga si farebbe fino al 31 dicembre. Il personale amministrativo avrebbe una proroga al 31 dicembre, ma solo sulla base dei fabbisogni che dovrebbero essere valutati e definiti dai direttori delle aziende sanitarie ed ospedaliere, anche considerando una riduzione dell’orario di lavoro che potrà essere diverso per ogni singola azienda”.
“Oltretutto – osservano Lupo, Cracolici e Arancio – tutto questo avverrebbe sulla base di una circolare che non costituisce una fonte giuridica certa e dunque porterà i singoli direttori ad agire con una discrezionalità che aprirà una fase di difficile gestione. Anche perché gli incarichi dei direttori delle aziende sanitarie ed ospedaliere stanno a loro volta per scadere e molti di essi saranno ‘trasformati’ in commissari, i quali potranno lavorare con forti limitazioni rispetto ai loro attuali poteri”.