CATANIA – Una condanna all’ergastolo e un’assoluzione per l’omicidio del segretario della Democrazia cristiana di Misterbianco Paolo Arena, trucidato a colpi di lupara a pochi metri dal municipio del paese nel settembre del 1991. La Corte d’assise di Catania (presidente Filippo Pennisi, a latere giudice Anna Scirè) ha condannato all’ergastolo il boss Tano Nicotra come mandante del delitto e ha assolto Nino Rivilli, accusato di essere uno dei sicari. La lettura del dispositivo è avvenuta dopo una camera di consiglio durata un paio di ore.
Secondo la Procura Arena fu ucciso dal clan Nicotra, detto dei ‘Tuppi’, perché “ritenuto un traditore”, visto che “dopo avere intrattenuto relazioni illecite e continuative” con loro “aveva allacciato rapporti d’affari” con la cosca rivale dei Pulvirenti. A uccidere Arena, è emerso dalle indagini dei carabinieri riaperte dopo le dichiarazioni di un pentito, è stato il l’altro pentito Luciano Cavallaro, che si è autoaccusato del delitto chiamando in correo un altro esecutore materiale del delitto e il boss Gaetano Nicotra, fratello di Mario, capo storico del gruppo ucciso nella faida mafiosa tra i clan dei ‘Tuppi’ e dei ‘Malpassoti’ di Giuseppe Pulvirenti.
L’esponente politico, legato alla corrente andreottiana della Dc, fu assassinato con almeno cinque colpi sparati con due fucili caricati a pallettoni, uno dei quali esploso alla testa da distanza ravvicinata dopo che Arena era sceso dalla sua Lancia Thema per tentare di fuggire a piedi. Prima di scappare uno dei due sicari ha sparato in aria per fare allontanare gli invitati a un matrimonio che si stava celebrando in una chiesa di fronte al municipio.