Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, davanti al gip, Marco Gaeta, Luana Cammalleri e l’operaio Pietro Ferrara accusati di aver ucciso Giovanni La Duca, marito della donna, scomparso nel 2019 nel palermitano. I due sono stati arrestati venerdì scorso per omicidio e occultamento di cadavere. Il corpo della vittima non è mai stato trovato. Attraverso le indagini coordinate dalla procura di Palermo con intercettazioni, analisi dei tabulati, analisi immagini dei sistemi di videosorveglianza, assunzione di informazioni e acquisizioni informatiche e documentali, sono emersi gravi indizi nei confronti della donna e dell’amico che avrebbero avuto una relazione sentimentale clandestina. I due, dopo avere pianificato l’omicidio, hanno attirato la vittima a Palermo nel terreno di proprietà di Ferrara e lo hanno ucciso. Poi hanno portato la sua autovettura a circa 12 chilometri di distanza dal luogo del delitto per depistare le indagini. Dietro al delitto ci sarebbe stata la paura della donna di dover lasciare la casa della vittima da cui si stava separando.
LE INTERCETTAZIONI. I due complici, temendo di essere sospettati del delitto, cercavano di evitare le intercettazioni dei carabinieri. “Anche a casa tu avrai microspie ovunque, quindi quando magari ci sentiamo accendi lo stereo, quello che c…vuoi e ti vai a infilare in un buco. E spegni prima di partire da casa, spegni il telefono”.
“Va bene spegniamo anche questo – rispondeva la donna non sapendo di essere già intercettata – Sto spegnendo i telefoni e mi metto in macchina”. I due amanti erano soliti alzare il volume della radio quando si telefonavano dall’ auto. “E tuo figlio ha pure il telefono sotto controllo”, diceva Ferrara. “Va bene ora li stacco tutti e due”, rispondeva la donna, alludendo anche al cellulare “riservato” che usava solo per parlare con l’amante. Ferrara, mesi dopo la scomparsa di la Duca, aveva trovato anche una microspia in macchina, ma non sospettava che l’avessero piazzata gli investigatori, piuttosto pensava che fosse stata la vittima, prima di morire, ad averla messa per cercare conferme ai sospetti sulla sua relazione con la Cammalleri. “Se fossero stati gli sbirri – dice alla donna – a quest’ora avresti le manette”.
IL MOVENTE. “Il movente dell’omicidio emerge con disarmante nitidezza: un coacervo di interessi personali familiari ed economici avevano reso per Ferrara e per la Cammalleri la morte del La Duca a un evento che avrebbe semplificato enormemente il loro progetto di futuro insieme” spiega il gip di Palermo Marco Gaeta. Dalle indagini è emerso che Luana Cammalleri aveva denunciato La Duca per maltrattamenti ed aveva in corso contro di lui una causa di separazione, la vittima, inoltre, aveva una attività economica- un’azienda agricola- che faceva gola ai due amanti. L’agricoltore, inoltre era visto come un ostacolo ai progetti di vita comuni dei due. La donna che, non sapendo di essere intercettata usa termini offensivi verso il marito definito “becco”, “bestia”, nutriva molto risentimento nei suoi confronti.