TORINO – “Non so se considerarla una sorta di nemesi o una beffa del destino, ricevere alla vigilia dell’8 marzo una richiesta di archiviazione, in cui si definiscono minacce di stupro ‘frasi inurbane e molto maleducate'”. Lo scrive in una lettera aperta, pubblicata sulle pagine locali del quotidiano la Repubblica, Nadia Conticelli, attuale capogruppo del Pd al Consiglio comunale di Torino.
Il riferimento è alla richiesta di archiviazione del fascicolo nato dalla denuncia del 2018 dell’allora consigliera regionale nei confronti degli autori delle frasi minacciose e offensive che aveva trovato sotto un suo post in cui commentava l’operato dell’allora ministro degli Interni Matteo Salvini.
Il post in questione era stato fotografato e ripostato da un esponente del Carroccio e sulla sua bacheca si era scatenato il diluvio di insulti, con l’augurio di finire stuprata, lei e le sue figlie. “A quattro anni di distanza dal fatto e a ventisei anni da quando lo stupro è diventato reato contro la persona e non contro la morale, scopriamo con rabbia incredula che gli insulti a sfondo sessuale rivolti alle donne sono questione di ‘educazione’, non un reato – scrive Conticelli -. E ancor peggio, come disserta una delle avvocate (sic!) difensore, in fondo si trattava di discussione politica. Non è normale che sul banco degli imputati finisca sempre il corpo delle donne. Non lo è affatto”.