Un appello per un azionariato popolare che garantisca una rappresentanza dei tifosi nel nuovo Calcio Catania. In attesa che il dialogo tra Comune e Figc faccia prendere forma alla procedura per restituire il calcio alla città, arriva una lettera aperta che ha l’intento di fornire un impulso in tal senso. Sono 45 i primi firmatari: si va dal regista teatrale Guglielmo Ferro, figlio dell’indimenticato Turi, al presidente dell’ordine degli avvocati Rosario Pizzino, da uomini di sport come Luigi Pulvirenti (presidente della Saturnia Aci Castello) a Luigi Insalaco, nipote di Angelo Massimino, passando per artisti, professionisti, tifosi storici. Ecco il testo integrale della lettera.
“Quello che è accaduto il 9 aprile ha segnato in maniera profonda la nostra vita da tifosi del Catania, ma già il 22 dicembre qualcosa si era rotto: il fallimento del Calcio Catania spa, matricola 11700, avviava l’ultimo tratto della parabola discendente della squadra al cui tifo siamo stati educati sin da piccoli. La maglia del Catania e il sacco del devoto: Catania è sempre stata anche questo.
Quella del Catania è una storia lunga più di settant’anni diventata epopea, più che per le vittorie, per quel modo di essere coerente, orgoglioso, a testa alta, in direzione ostinata e contraria, custodendo una tradizione tramandata di generazione in generazione. Fondata sull’attaccamento alla maglia a strisce verticali colorate di rossoazzurro come simbolo di appartenenza ad una comunità, e sulla passione per quei colori come un atto d’amore continuamente rinnovato per la nostra città.
Ci siamo identificati con la squadra. Le tappe della nostra vita sono state scandite dal succedersi delle stagioni, delle gioie e dei dolori, delle vittorie e delle sconfitte; scegliendo un gradone del Massimino come se stessimo scegliendo la casa in cui andare a vivere, da condividere con le vicine e i vicini di gradone, che sono diventati la famiglia che ci siamo scelti. Uno accanto all’altro, stretti in un grande abbraccio, intonando i nostri cori, indossando le nostre sciarpe, sventolando le nostre bandiere.
Sognando che un domani avremmo trasferito questa passione ai nostri figli e alle nostre figlie, mettendogli sulle spalle la sciarpa cucita dalla nonna, iniziandoli al culto del Catania. Perché, un giorno, potessero avere la straordinaria possibilità di vivere le stesse incredibili emozioni che abbiamo vissuto noi. Magari vivendole insieme.
La cancellazione del Catania ha creato una rottura, anche rispetto a questa prospettiva. Come tifose e come tifosi è nostro dovere, di noi tutti, chiederci come fare a dare ai nostri figli e alle nostre figlie la possibilità di vivere quello che abbiamo vissuto noi. Certo, non sarà più il Catania 1946, e per molti di noi non sarà più la stessa cosa. Ma quello che verrà dopo sarà il figlio di quel Catania, il continuatore di quella storia, il custode di quella tradizione, se tutti noi tifosi ci stringeremo attorno a lui, lo faremo crescere e fortificare per consegnarlo un domani ai nostri figli e alle nostre figlie, alle nostre nipoti e ai nostri nipoti.
Noi, semplici tifosi tra i tifosi, senza alcuna ambizione che non sia quella di offrire a tutti una riflessione, che possa diventare una opportunità per la nostra comunità, pensiamo che questo oggi debba essere il dovere di tutti i tifosi: essere i custodi della tradizione del Catania 1946 nel nuovo Catania che verrà. Siamo convinti che l’unico modo per creare questa continuità sia quella di dare la possibilità a tutti i tifosi e a tutte le tifose di esserne parte attiva, realizzando una forma di azionariato popolare. Aperto a tutti, costruito in maniera democratica, inclusiva, partecipata, che possa essere interlocutore della nuova proprietà sui temi che riguardano l’identità e la tradizione, e quindi la custodia ed il controllo di quella identità e della continuità della tradizione. Con una quota di minoranza, senza funzioni operative, senza entrare nel merito della gestione sportiva, e senza che in questa operazione qualcuno possa prendersi meriti, visibilità, riflettori, ribalta.
Queste parole vogliono, pertanto, essere soltanto un appello: all’amministrazione comunale, affinché sia sensibile a questa istanza di partecipazione e la possa rappresentare al soggetto che verrà scelto per riprendere il percorso del calcio a Catania; a tutti i tifosi e le tifose, con la speranza che possiate aggiungere la vostra firma a quelle che trovate in calce a questo appello, se condividete l’idea che l’azionariato popolare sia il modo migliore per garantire a noi tutti che il nuovo Catania cresca forte, senza che prevalgano logiche puramente speculative. Per consentire ai nostri figli e alle nostre figlie di provare quelle meravigliose sensazioni che abbiamo potuto provare noi: indossare la maglia rossoazzurra, sventolare la nostra bandiera, salire i gradini del Massimino (che, ogni anno che passa, ci sembrano sempre di più), e, dinanzi a quel prato verde, sentirsi, infine, parte di un’unica grande emozione.
Sì, perché quella che si vive in quello stadio non è solo una partita di calcio. Non lo è mai stato. E, fin quando resterà un legame con il Catania 1946, non lo sarà mai. Questo legame va, allora, accudito e protetto anche oggi che viviamo un momento di profondo scoramento. Lo dobbiamo ai nostri figli, alle nostre figlie e a chi verrà dopo di noi. Ma, soprattutto, lo dobbiamo a chi non c’è più”.
Luigi Pulvirenti, Ignazio Zingales, Antonio Belcuore, Alessandro Pizzarelli, Raffaello Impallomeni, Giuseppe Faraci, Ignazio Blanco, Fabio Chisari, Mattia Serpotta, Michele Giorgianni, Luigi Inzalaco, Guglielmo Ferro, Rosario Pizzino, Giovanni Pavone, Antonio Monforte, Mario Conti, Salvo Neri, Piero Italia, Massimo Sapienza, Salvino Benanti, Gilli Reforgiato Recupero, Rino Sardo, Mario Costanzo, Pina Fassari, Claudio Aprile, Marcello Sapienza, Giuseppe Girlando, Mario Opinato, Gabriele Aiello, Domenico Mazzaglia, Attilio Mamo, Salvo Aiello, Roberto Nicotra, Giovanni Saggio, Luigi Amantia, Alessandro Grillo, Nino Fallica, Salvo Battiato, Luciano Borghese, Rosario Sardo, Vincenzo Ierna, Daniele Morsini, Ivan Profeta, Salvatore Boccaccini e Giuseppe Russo