La prima città italiana per tasso di inflazione a marzo è Catania, con un tasso dell’8,1%, secondo i dati Istat sui capoluoghi di regione e province autonome e i centri di oltre 150 mila abitanti. Seguono Bolzano (7,8%) e Messina (7,7%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Torino (5,6%) e Reggio Emilia (5,3%).
In generale la crescita dei prezzi accelera in tutte le ripartizioni geografiche ed è al di sopra del dato nazionale nelle Isole (da +6,8% di febbraio a +7,5%), nel Sud (da +6,0% a +6,7%) e nel Nord-Est (da +5,9% a +6,7%). Sono al di sotto della media nel Centro (da +5,6% a +6,1%) e nel Nord-Ovest (da +5,3% a +6,0%).
“Il rialzo dell’inflazione al 6,5% a marzo rappresenta per il Codacons una mazzata per gli italiani e i forti rincari dei prezzi al dettaglio impoveriranno una fetta di popolazione con conseguenze pesanti per l’economia del nostro paese”, afferma l’associazione dei consumatori commentando i dati Istat e stimando una maggiore spesa fino a +2.594 euro annui a famiglia a causa della fiammata dei prezzi.
“Le nostre peggiori previsioni trovano purtroppo conferma – dice il presidente Francesco Tanasi -. L’inflazione al 6,5%, considerata la totalità dei consumi di una famiglia, si traduce in una stangata da +1.997 euro annui per la famiglia “tipo”, e addirittura +2.674 euro annui per un nucleo con due figli. Il caro-prezzi si farà sentire anche sulla Pasqua degli italiani, con le famiglie che per il tradizionale pranzo di domenica dovranno mettere in conto una maggiore spesa di oltre 100 milioni di euro solo per l’acquisto dei generi alimentari. Sono infatti in forte salita i listini al dettaglio di una moltitudine di prodotti legati al pranzo di Pasqua, con la farina, il burro, l’olio, la pasta, il pesce e la verdura che registrano aumenti a due cifre su base annua”.