“Cosa nostra non rappresenta l’unica matrice criminale di tipo mafioso che opera in Sicilia. Nel versante occidentale conserva un’immutata egemonia benché si registri la presenza molto attiva di gruppi criminali di etnia nigeriana operanti soprattutto nel capoluogo. Nell’area orientale sono tuttora attive compagini storicamente radicate quali la Stidda e altre numerose organizzazioni mafiose non inquadrabili nella struttura di Cosa nostra”. E’ quanto riporta la relazione semestrale della Dia diretta da Maurizio Vallone.
“La mafia nigeriana è ben radicata e particolarmente attiva in diversi settori criminali. I sodalizi centrafricani sembrano aver acquisito un vantaggio competitivo nel settore degli stupefacenti – si legge nella relazione -. I cults nigeriani sono in grado di governare l’offerta e la domanda, i flussi di sostanze stupefacenti e soprattutto i cospicui proventi derivanti da un mercato che si conferma tuttora fiorente nonostante la pandemia”. C’è una crisi di leadership nei vertici regionali e provinciali di Cosa nostra. “Il ripianamento delle posizioni di vertice rimane ancora problematico nonostante il ritorno nei territori di competenza di “vecchi” uomini d’onore che hanno ottenuto la scarcerazione di recente. Difficoltà di dialogo, incomprensioni e differenza di vedute sono i sintomi di un gap generazionale che può diventare profondo e farsi critico. Il sistema delle reggenze ha consentito una inusuale flessibilità nella definizione delle “competenze territoriali” delle famiglie e dei mandamenti delineando nuovi equilibri di potere quale conseguenza di accordi “inter-mandamentali” volti a trovare utili sinergie per superare il momento di stallo determinato dalle operazioni di Polizia sul territorio. I “vecchi” uomini d’onore che fanno ritorno nei propri territori di competenza ambiscono a manovrare nuovamente le leve del potere mafioso ma lo vogliono fare a modo loro a pieno titolo e senza condivisione con i reggenti”.
In Sicilia occidentale non ci sono grandi cambiamenti nel mondo della criminalità organizzata. Diverso il discorso nella parte orientale dove soprattutto a Catania i clan mafiosi sono in piena operatività. “La città di Palermo continua a essere suddivisa in 8 mandamenti, composti da 33 famiglie e la provincia ancora strutturata in 7 mandamenti, composti da 49 famiglie”. E’ quanto riporta la relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia. La città è divisa nei mandamenti San Lorenzo Tommaso Natale, Resuttana, Porta Nuova, Pagliarelli, Noce, Passo di Rigano Bocadifalco, Villagrazia Santa Maria di Gesù e Ciaculli. In provincia sette mandamenti, Partinico, Misilmeri Belmonte Mezzagno, Villabate Bagheria, Trabia, San Giuseppe Jato, Corleone, San Mauro Castelverde.
Contrariamente al contesto della Sicilia occidentale l’assetto della criminalità organizzata nella provincia di Catania e soprattutto nel capoluogo si caratterizza per la presenza e l’operatività di diverse organizzazioni criminali. A Catania Cosa nostra continua a essere rappresentata dalle storiche famiglie Santapaola-Ercolano e Mazzei; a Caltagirone, nel comprensorio “Calatino-Sud Simeto”, dall’autonoma famiglia La Rocca, mentre a Ramacca è residuale l’operatività dell’omonima famiglia. Sul territorio operano da decenni anche altri sodalizi mafiosi tra cui i clan Cappello-Bonaccorsi, Laudani, Pilleri-Di Mauro, Sciuto (Tigna), Cursoti, Piacenti e Nicotra, i quali seppur fortemente organizzati e per quanto regolati secondo gli schemi classici delle consorterie mafiose, evidenziano una maggiore flessibilità non facendo parte organicamente della struttura di Cosa nostra”.
A Trapani Costa nostra è collegata a quella palermitana. Essa continuerebbe a essere articolata nei 4 mandamenti di Trapani, Alcamo, Mazara del Vallo e Castelvetrano che a loro volta sarebbero suddivisi in 17 famiglie. Ai vertici dei mandamenti di Trapani e Alcamo risulterebbero avvicendarsi, con un sistema di successione quasi “dinastico”, gli appartenenti delle locali storiche famiglie. Così come per quello di Castelvetrano riconducibile al latitante Matteo Messina Denaro e a elementi della sua cerchia familiare. Nella provincia di Agrigento è ormai assodata la presenza di Cosa nostra e della stidda, spiega la relazione della Dia.
L’articolazione di Cosa nostra a Caltanissetta rimane invariata. Nella parte settentrionale della provincia si rilevano i mandamenti di Mussomeli e di Vallelunga Pratameno sotto l’influenza dei Madonia. Sul versante meridionale si registrano quelli di Riesi e Gela. Nell’ambito di quest’ultimo oltre alla famiglia di Niscemi operano le locali famiglie di Cosa nostra degli Emanuello e dei Rinzivillo. A Enna vivrebbe la naturale espansione delle articolazioni di Cosa nostra nissena, catanese e messinese. Nella provincia Cosa nostra risulta articolata nelle storiche famiglie di Villarosa, di Calascibetta, di Enna, di Pietraperzia e di Barrafranca. Alle predette risultano collegati gruppi malavitosi che controllano i territori dei comuni di Piazza Armerina, Aidone, Agira, Valguarnera Caropepe, Leonforte e Centuripe, Regalbuto, Troina e Catenanuova.
La provincia di Messina in ragione della sua particolare posizione geografica rappresenta lo spartiacque tra varie organizzazioni di tipo mafioso. Nella parte settentrionale della provincia opera la cosiddetta “famiglia barcellonese” che include i gruppi dei Barcellonesi, dei Mazzarroti, di Milazzo e di Terme Vigliatore. Nel territorio dei Monti Nebrodi, dice la Dia, risultano attivi i sodalizi dei Tortoriciani, dei Batanesi e dei Brontesi. Nella “zona nebroidea” risulta presente anche la famiglia di Mistretta2 che come già evidenziato sarebbe legata al mandamento palermitano di San Mauro Castelverde. Anche in provincia di Ragusa coesistono distinte organizzazioni mafiose. Da un lato la Stidda che è particolarmente radicata nei territori di Vittoria, Comiso, Acate, dall’altro Cosa nostra la quale risente dell’influenza dalle vicine consorterie catanesi. A Vittoria si rileva un assetto pressoché stabile dell’organizzazione stiddara ove il clan Dominante-Carbonaro continua a essere il sodalizio di maggiore caratura. Nel quadrante nord della città di Siracusa risulta presente il gruppo Santa Panagia frangia cittadina della ramificata compagine Nardo-Aparo-Trigila collegata alla famiglia Santapaola Ercolano di Cosa nostra catanese. Nel contesto urbano emerge anche il sodalizio dei Bottato-Attanasio legato al clan Cappello di Catania.