MILANO – Ancora guai giudiziari per Baby Gang, nome d’arte del ventenne Zaccaria Mouhib, rapper con oltre 700 mila followers su Instagram che ha collezionato numerose denunce. Ieri sera, mentre era assieme a un amico a bordo di uno scooter nonostante un foglio di via da Milano che gli vieta di entrare nel capoluogo lombardo, ha reagito a un controllo di Polizia e poi è scappato. L’amico invece è stato bloccato e arrestato. “Che c… volete? Voi sapete chi sono! Sono Baby Gang…”: avrebbe esordito, con una frase infarcita di molti epiteti ingiuriosi, dopo essere stato fermato a bordo di un T-Max in via Andrea Costa, intorno alle 17.30, ingaggiando alla fine una colluttazione con gli agenti.
L’amico, un 21enne con precedenti, di origine nordafricana, è stato arrestato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, mentre il rapper è riuscito ad allontanarsi ed è stato denunciato per gli stessi reati in stato di irreperibilità, oltre che per violazione del foglio di via. I due agenti hanno riportato entrambi escoriazioni ed ecchimosi giudicate guaribili in sette giorni. Il rapper era stato arrestato nei mesi scorsi per una serie di rapine, ma poi era stato scarcerato su decisione del Riesame che aveva considerato come lacunose le prove a suo carico. Il 20enne è anche indagato per “accesso indebito a dispositivi di comunicazione da parte di soggetti detenuti”, dopo che sul suo profilo Instagram a corredo di un paio di sue foto, asseriva di aver “girato una parte” di un suo nuovo video musicale in carcere, dopo l’arresto. Il rapper, hanno scritto i giudici della Sezione misure di prevenzione di Milano, non ha “ancora trovato un punto di equilibrio tra la personalità di rapper antisistema con cui si è affermato a livello artistico e il rispetto dei precetti del vivere civile”. A carico del 20enne ci sono anche sette fogli di via, emessi tra Lombardia ed Emilia-Romagna. Per le rapine, il pm di Milano Leonardo Lesti ha chiuso le indagini, in vista della richiesta di processo, a carico non solo di Baby Gang, ma anche del rapper Neima Ezza, ossia Amine Ez Zaaraoui e altri due.