PALERMO – L’hanno ribattezzata la “nuova casa” per i crocieristi. E, in effetti, il passaggio da vecchia stazione marittima a moderno cruise terminal è evidente. Il brutto anatroccolo si è trasformato in cigno. E ci sono voluti 40 milioni di intervento, un percorso travagliato, cominciato nel 2018 e portato avanti a testa bassa dal presidente dell’Autorità portuale del mare di Sicilia occidentale (Adsp), Pasqualino Monti. Qualche rinvio tecnico dovuto al reperimento delle materie prime durante la pandemia. Oggi, sul molo Vittorio Veneto, il taglio del nastro del “Palermo Cruise Terminal”, realizzato sullo scheletro dell’antica struttura che accoglieva i passeggeri. La nuova stazione marittima si inserisce in un ampio progetto di ridefinizione del waterfront, nel riavvicinamento tra la città e il porto di Palermo.
Un’opera contemporanea, che ridisegna gli spazi e riorganizza le strutture e i servizi (accettazione, attesa, controllo e tecnologia). L’utilizzo di acciaio e vetro rendono la struttura moderna. Tanti gli spazi dedicati al verde. Particolare attenzione è stata riservata al controllo microclimatico ambientale e al risparmio energetico ad alta sostenibilità. All’ultimo piano dell’innovativo terminal passeggeri trova posto un bar (un altro è al piano terra) e un grande ristorante.
Fino a qualche anno fa, la stazione marittima era una struttura in stato di abbandono. Nel 2017, Pasqualino Monti, appena nominato presidente dell’Autorità portuale di Palermo, trovò una struttura fatiscente, sequestrata, su una banchina a sua volta sequestrata nel 2015 dalla Procura di Palermo per problemi di stabilità, e con un contenzioso in atto con la ditta che stava eseguendo i lavori. Da questa condizione di partenza ha avuto inizio una complessa riqualificazione. Risolto il contenzioso e riaperto il cantiere a fine 2018, è stata messa in sicurezza e dissequestrata la banchina ed è stato ricostruito totalmente il terminal.
Come ricorda lo stesso Monti: “Ho ricordi ancora nitidi di quando, poco più di quattro anni fa, per la prima volta ho varcato la soglia della radice del Molo Vittorio Veneto – ha detto nel suo intervento -. Trovai tracce di assenze, di un futuro mai avverato, di non finito, bruttezza, disillusione. Mi resi subito conto che a Palermo esisteva una stazione marittima sequestrata poggiata su una banchina anch’essa sequestrata, con un progetto di recupero, del 2008, annegato nel degrado, e con un contenzioso in atto con la ditta che stava eseguendo i lavori. Di fronte a quell’inferno avevamo due strade: accettare l’inferno, oppure riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non era inferno. Abbiamo scelto la seconda via, avviando una complessa riqualificazione, realizzata in mezzo a mille difficoltà”.
“Risolto il contenzioso e riaperto il cantiere a fine 2018 – ha detto il presidente dell’Autorità portuale del mare di Sicilia occidentale – è stata messa in sicurezza e dissequestrata la banchina, è stato ricostruito totalmente questo cruise terminal, ed è stata realizzata una tensostruttura provvisoria, ridando così dignità al molo Vittorio Veneto”, ha concluso.