PALERMO – Sarà conferito domani l’incarico per eseguire la doppia autopsia sul corpo di Caterina Todaro e la figlia Desirè che la donna portava in grembo, morte lo scorso 5 maggio a Palermo. Il marito Lorenzo Meschisi vuole conoscere la verità e fare luce sulla morte della moglie, di appena 38 anni. Non riesce infatti a farsi una ragione della tragedia visto che la donna stava bene, che la gravidanza, peraltro non la sua prima, era stata del tutto regolare, senza particolari problematiche, e che la ginecologa che la seguiva le aveva anche prescritto esami in più rispetto a quelli canonici per ulteriore sicurezza.
“Caterina non soffriva di alcuna patologia, l’unico problema di cui si lamentava ultimamente era un po’ di sciatica. Effettuava esami e analisi ogni mese, risultati sempre tutti a posto, con parametri nella norma: le era stata prescritta solo la cardio-aspirina”, spiega. Quella mattina del 5 maggio, però, nella casa di via Antonio Vian dove la famiglia risiede, è successo qualcosa di inspiegabile. Meschisi, come faceva ogni giorno, è rincasato dal lavoro per il pranzo, poco dopo le 13. Ha chiamato Caterina che però non rispondeva e si è quindi messo a cercarla, trovandola riversa a terra ed esanime nel corridoio vicino alla porta del bagno.
“Non respirava ed era già fredda”, racconta ancora sotto shock il marito, che ha subito chiesto aiuto. “Alle 13.10 ho chiamato il 118 facendo presente che mia moglie incinta in otto mesi era priva di sensi e non dava segni di vita e dopo cinque minuti ho richiamato di nuovo per sollecitare l’ambulanza”, che è arrivata dopo una ventina di minuti, “ma solo con due barellieri, il medico non c’era”.