PALERMO – Si rinfocolano le polemiche nel Centrodestra in Sicilia dopo l’intervista del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè a La Stampa in cui ribadisce il no a una nuova candidatura di Nello Musumeci alla presidenza della Regione, definendo il governatore “fascista” così come il leader di Fdi Giorgia Meloni e Ignazio la Russa. Miccichè tira in ballo pure Berlusconi dicendo che era stato il leader di Forza Italia a dirgli “fai la mossa del cavallo e chiudi sul Comune sul loro candidato. Fatto, fregandocene della signora Meloni che ci vuole distruggere tutti. Ma Musumeci non passerà. Mai”. E sul leader leghista Matteo Salvini dice: “Improvvisamente mi piace, perché è debole. Ma ha perso baldanza. Anzi, devo ricordarmi di chiamarlo. Ha tolto la Lega dal simbolo, che errore”.
Miccichè poi fa sapere che ha mandato messaggi a Musumeci e ad altri dicendo che quei toni non gli appartengono e non ha mai fatto quelle affermazioni. Ma ormai è tardi e il terremoto è in atto. Il primo a venire fuori è La Russa, chiamato in mattinata dal coordinatore siciliano di Fi, che dice di accogliere “di buon grado la completa smentita di Gianfranco Miccichè che mi ha telefonato per scusarsi di dichiarazioni che il quotidiano La Stampa gli attribuisce” aggiungendo “sono certo che Gianfranco è stato travisato, infatti nessun esponente politico cosciente e non disturbato potrebbe sottoscrivere quel testo contrario a ogni logica umana e politica”. Il senatore Fdi però non si ferma qui. Chiede un “chiarimento politico nella coalizione, reso necessario anche dall’improvvido coinvolgimento nell’articolo di Silvio Berlusconi, descritto arbitrariamente come consapevole e coinvolto in una strategia che non gli appartiene utile a danneggiare gli alleati”.
Francesco Scoma, deputato siciliano della Lega dice che è evidente che Miccichè ha la volontà di spaccare il centrodestra, partendo dalla Sicilia. “Il Parlamento siciliano – aggiunge – non può continuare a subire una tale mortificazione ed essere rappresentato da una figura così divisiva”. E si fanno sentire le anime di Forza Italia che sono da tempo contrarie alla linea politica del leader siciliano del partito, come l’assessore regionale Marco Falcone, secondo cui “Miccichè appare incattivito, in preda allo squilibrio politico, circostanze che lo rendono sempre meno idoneo ai ruoli che ricopre. Ma la cosa che maggiormente colpisce è il suo maldestro tentativo di mettere in cattiva luce il presidente Berlusconi che, invece, ha sempre dimostrato garbo e rispetto verso tutti”.
Stessa linea la tiene il vicepresidente della Regione e assessore all’Economia Gaetano Armao, anche lui di Fi, che dice: “Il presidente dell’Assemblea è incompatibile col ruolo che svolge, che impone sobrietà, equilibrio e senso delle istituzioni”. E l’unica voce che non polemizza col presidente dell’Ars viene invece dal deputato Pd Carmelo Miceli che invita il centrosinistra a “creare le condizioni per portare Miccichè a essere coerente con le sue affermazioni”. “Se fossi io a dirigere la baracca lo inviterei a un tavolo per rompere con la peggiore destra fascista di sempre – dice -. Piuttosto che criticare chi dice cose vere, sarebbe auspicabile che il centrosinistra facesse di tutto, prima della presentazione delle liste, per isolare in ogni modo i sovranisti e i fascisti”.