Con l’aumento dei casi degli ultimi giorni il virus sta probabilmente raggiungendo l’ultimo gruppo di coloro che finora erano sfuggiti all’infezione: è il parere del Nobel Giorgio Parisi, vicepresidente dell’Accademia dei Lincei, a proposito dell’aumento dei casi che si sta registrando recentemente in Italia. “E’ possibile che le nuove sottovarianti di Omicron stiano colpendo anche l’ultimo serbatoio delle persone che finora si erano salvate; anche le reinfezioni sono molto aumentate e viviamo in una situazione nella quale le persone che probabilmente si sono ammalate nella prima ondata di Omicron ora potrebbero essere a rischio”.
Negli ultimi quattro giorni, ha detto ancora Parisi, “l’incremento dei casi di Covid in Italia si è stabilizzato sul 60% alla settimana: è un buon segno. Speriamo che la settimana prossima non si rilevino aumenti superiori al 60% e che poi i casi tornino a diminuire in maniera costante”. Attualmente, ha osservato, “i casi stanno aumentando e così gli indici relativi ai ricoveri. Stiamo osservando in Italia un fenomeno visto in altri Paesi europei, nei quali c’è stato un rapido aumento dei casi, che poi hanno preso a diminuire. La speranza è che anche in Italia vada come negli altri Paesi europei, in cui i casi aumentati per un po’ e poi si sono ridotti”.
Quella attuale “è una situazione in cui è difficile capire bene che cosa succede. Nei prossimi giorni sono attesi altri casi e poi, una volta diminuite le persone suscettibili, questa ondata si dovrebbe fermare, ma è davvero molto difficile fare previsioni a una settimana o a un mese. Si dice che sia tutto finito, ma non lo è, è finita solo la fase acuta e le mascherine sono ancora importanti, la nuova ondata di Covid-19 in corso porterà il suo carico, a partire dai pronto soccorso. Stiamo andando in una situazione in cui l’epidemia si sta cronicizzando. In Gran Bretagna si stima che il 98% di persone si sia ammalato o vaccinato. In pratica, il numero di persone che non hanno mai incontrato proteina Spike è ormai quasi trascurabile”.
Per questo, secondo Parisi, deve essere chiaro che “è finita la fase acuta della pandemia, ma non la fase cronica”, di conseguenza le mascherine sono ancora importanti. Bisogna naturalmente fare dei distinguo: per esempio, “capisco che chi vuole andare a ballare non voglia usare la mascherina e, stando così le cose, se mi preoccupo per la mia salute non vado a ballare, anche se è una scelta sofferta. Diverso è il discorso degli autobus, che le persone devono usare per motivi di lavoro ed è fondamentale garantire la sicurezza per la salute di questi ambienti aperti a tutti. L’uso della mascherina deve essere valutato a seconda delle situazioni, dagli assembramenti agli ambienti di lavoro”.